Quel vaccino ha ucciso. Il Ministero deve pagare

di Fabrizio Di Ernesto

Sentenza storica del tribunale di Pesaro che getta nuove ombre sull’utilità dei vaccini infantili, e rilancia le tesi di quei genitori che si oppongono a questa pratica medica per tutelare meglio i loro figli. Pio Baldi, giudice del lavoro presso il tribunale marchigiano, in una recente sentenza ha infatti stabilito l’esistenza di un nesso tra la Sids, ovvero la sindrome della morte in culla, ed il vaccino esavalente, ovvero quello da effettuare nei primi mesi di vita e che dovrebbe mettere al riparo da, appunto, sei diverse patologie che potrebbero altrimenti mettere in serio pericolo la vita o la salute del bambino. Il medicinale dovrebbe proteggere i soggetti da difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse ed emofilo tipo B. Nella sentenza è stato anche riconosciuto colpevole il Ministero della Salute e sono stati stabiliti anche un risarcimento di 200 mila euro, più un vitalizio di circa 700 euro al mese e un ulteriore indennizzo, ancora da quantificare, da destinare alla famiglia della vittima. I risarcimenti fanno riferimento ad una legge del 1992, che riguarda appunto l’elargizione “a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni”.

La storia
La vicenda ha avuto inizio più di dieci anni fa, in seguito alla morte di una bambina nata nel settembre 2002 e deceduta nel febbraio successivo, circa tre settimane dopo essere stata sottoposta alla vaccinazione. Nel gennaio 2011 i genitori della neonata hanno fatto causa al Ministero che aveva negato loro l’indennizzo richiesto; messo alla sbarra, il dicastero si era difeso parlando di difetto di legittimazione passiva, ovvero la mancanza della titolarità del rapporto giuridico dedotto in giudizio, e di infondatezza della domanda della famiglia. Posizioni che il giudice aveva subito respinto, nominando un consulente tecnico d’ufficio per appurare le eventuali responsabilità del vaccino nel decesso della neonata. A pesare sul giudizio finale sicuramente quanto dichiarato dal ctu, il dottor Fucili, il quale ha ritenuto che questo decesso, avvenuto pochi giorni dopo la vaccinazione, “possa essere casualmente riconducibile alla stessa in termini possibilistici”; le valutazioni dell’esperto sono state definite “frutto di esaurienti ed accurate indagini, immuni da vizi logici o da errori di metodo”.

Mille polemiche
Nello scorso giugno la morte di un bambino a Frascati, in provincia di Roma, pochi giorni dopo la somministrazione di questo vaccino aveva rilanciato lo scontro in materia. Sono 19 i Paesi nel mondo, che hanno deciso di ritirare questo farmaco dal mercato in seguito alla decisione della Slovacchia, di ritirare dal commercio il vaccino prodotto in Belgio, ufficialmente perché durante il controllo di qualità è stata riscontrata una contaminazione microbica.
L’Italia non è tra i paesi che ha ritirato il farmaco. Nel nostro Paese, a parte la Regione Veneto, le vaccinazioni pediatriche obbligatorie sono quattro. A partire dal 2001, è stato però messo in commercio il vaccino esavalente che oggi viene preferito agli altri. E ciò nonostante le statistiche mediche abbiano più volte dimostrato che il rischio che un bambino ha di subire danni da vaccino è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo e tanto è maggiore il numero di vaccini somministrati contemporaneamente.