La Raggi si presenta in aula e demolisce le accuse dei pm. La nomina di Renato Marra decisa autonomamente, il fratello non ebbe alcun ruolo

La sindaca Raggi interrogata al processo che la vede imputata per falso

La procedura che ha portato alla promozione di Renato Marra, poi i rapporti diventati tesi con l’ex braccio destro Raffaele. Ha risposto a tutte le domande e senza mostrare alcuna esitazione la sindaca Virginia Raggi, nel processo che la vede imputata per falso in merito alla nomina di Renato, fratello dell’ex capo del personale del Campidoglio Raffaele, alla Direzione turismo del Campidoglio. Interrogata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Francesco Dall’Olio, la prima cittadina è riuscita a districarsi dalle numerose domande ribattendo, punto su punto, a tutte le accuse. In particolare quelle relative alla promozione incriminata dove, secondo lei, l’allora braccio destro “non ha avuto alcun potere decisionale” perché “si è limitato ad eseguire una mia direttiva nell’ambito della procedura di interpello per i nuovi dirigenti”.

Nessun passo indietro, anzi la Raggi, assistita dai suoi avvocati Emiliano Fasulo e Alessandro Mancori, nonostante le domande dei pm, ha retto fornendo una difesa davvero credibile. A partire dal testo scritto all’Anticorruzione con cui si assumeva la paternità della promozione di Renato, pur ammettendo di avere saputo solo in un secondo momento, cioè al momento del proprio interrogatorio in Procura, dell’esistenza “della riunione fra l’assessore Adriano Meloni, il responsabile del personale Antonio De Santis in cui Raffaele fa il nome del fratello Renato”. Poi l’interrogatorio si è concentrato sui rapporti tra lei e l’ex braccio destro. Tra i due “all’inizio c’era grande fiducia” perché lui “era un grande esperto della macchina amministrativa” e ciò lo rendeva perfetto per l’incarico di vice capo di Gabinetto vicario. Ma col tempo le cose cambiarono. Dopo il caos nomine e a seguito del clamore mediatico, il feeling si incrinava irrimediabilmente quando “scoprii che con la promozione, Renato aveva migliorato la fascia reddituale. Mi arrabbiai moltissimo con Raffaele”. Ormai delusa e su consiglio dei suoi, la sindaca decideva di cambiare mansione al fedelissimo “spostandolo da vice capo di Gabinetto a capo del personale” cosa di cui l’uomo “non fu affatto contento”.

L’INDAGINE – L’accusa di falso che ha portato la sindaca davanti al giudice monocratico, fa riferimento a quanto affermò la donna all’Anticorruzione del Comune di Roma in relazione alla nomina di Renato Marra (successivamente revocata), fratello dell’ex capo del personale Raffaele (già rinviato a giudizio per abuso d’ufficio per la stessa vicenda), giudicata illegittima dall’Anac. La prima cittadina all’Anticorruzione rivendicava la paternità della promozione di Renato da vice comandante dei Vigili urbani di Roma a capo della direzione generale dell’Ufficio Turismo del Comune, affermando di aver agito in totale autonomia e senza alcun interessamento da parte dell’ex braccio destro. Circostanza questa che, secondo i pm, sarebbe stata smentita da alcune chat finite agli atti dell’inchiesta.