Rai nel caos: si salva chi può. Il team di Gazebo si trasferisce a La7. E per il nuovo direttore generale non c’è l’intesa

Rai nel caos: si salva chi può. Il team di Gazebo si trasferisce alla corte di Cairo. E per il nuovo direttore generale non c'è l'intesa

Come ampiamente previsto, e in parte annunciato, la Rai La perde un altro pezzo. Dopo lo sbarco di Andrea Salerno al timone de La7 come  direttore di rete, anche Diego Bianchi, in arte Zoro, conduttore, attore e regista, entra a far parte dell’emittente di Urbano Cairo. L’autore e conduttore di Gazebo, la striscia quotidiana di Rai Tre con appendice serale,  ha raggiunto un accordo con il canale televisivo per “nuovi progetti televisivi. Con lui trasloca tutta la “banda” di Gazebo, a partire dal disegnatore Marco Dambrosio, in arte Makkox.  Zoro, come vuole la moda del momento,  ha affidato a un tweet le sue prime parole: “RaiTre è stata casa. Come tale, ringraziando chi me l’ha fatta vivere così, la penserò sempre. La7 è una grande sfida, con i complici di prima”. Ovviamente non poteva mancare il commento di Enrico Mentana, direttore del Tg de La7, che ha scelto Facebook  per dire la sua: “C’è un taxi in arrivo a La7… Benvenuti Zoro, Makkox, Missouri e tutti gli altri (Salerno e Damilano già attovagliati…)”.  E così dopo che Nicola Savino, che ha lasciato viale Mazzini per prendere la strada di Cologno Monzese accasandosi a Mediaset, l’addio di Salerno e Zoro per La7 fanno salire le quotazioni della rete di Cairo, sempre più servizio pubblico.

Molte incognite, invece, sul futuro di Fabio Fazio che domenica sera ha chiuso il ciclo stagionale di Che tempo che fa con un “ pistolotto” dal vago sapore d’addio: “Il cavallo è l’unico punto fermo della Rai, lui non è mai stato sfiduciato”. Parlando del suo futuro, Fazio ha detto che “tra poco vedremo” se il percorso professionale continuerà con la Rai “reciprocamente” in serenità. Tutto dipende da quello che  faranno il consiglio di amministrazione e il nuovo direttore generale, dato che per Fazio il nodo da sciogliere è solo e soltanto uno: i soldi. Il conduttore, ad oggi, ha un contratto con la Rai che gli garantisce almeno 1,8 milioni di euro all’anno. Se resta il tetto dovrà accontentarsi di “soli” 240 mila euro all’anno. Troppo poco per Fazio. Da qui il continuo batter cassa. Come sta facendo Bruno Vespa, avendo seguito la strada di Fazio. Nel frattempo  il vertice aziendale della Rai e la politica non hanno trovato l’accordo sul nome del successore di Antonio Campo Dall’Orto.

Per questa ragione il Cda, convocato per oggi, è slittato a giovedì. Nello stesso giorno si riuniranno sia il Consiglio di amministrazione, sia l’assemblea totalitaria (anche se le convocazioni formali ancora non ci sono). E nei prossimi giorni l’azionista e il Cda cercheranno l’intesa su un nome per il ruolo di direttore generale. Intesa che al momento, visto lo slittamento, ancora non c’è. Dopo le dimissioni di  Campo Dall’Orto, l’azienda cerca un “traghettatore” che possa portare a termine il mandato (agosto 2018). Ma soprattutto che risolva al più presto alcuni dossier rimasti sul tavolo del settimo piano: dal tetto di 240 mila euro ai compensi degli artisti, ai palinsesti autunnali che saranno presentati agli inserzionisti a Milano il 28 giugno; dal piano per l’informazione, al nuovo contratto di servizio. Un “traghettatore” interno all’azienda, si dice in Viale Mazzini, che ben conosca le problematiche e che non abbia bisogno di troppo tempo per prendere possesso della “macchina”.

Al momento i nomi che circolano sono molti, tra questi alcuni sembrano avere maggiori chance: Antonio Di Bella, direttore di Rainews; Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema; Nicola Claudio, direttore della segreteria del cda; Nino Rizzo Nervo, Vicesegretario generale di Palazzo Chigi; Claudio Cappon, ex dg Rai ora in pensione; Giancarlo Leone, altro storico dirigente in pensione; e Luciano Flussi, dg di Rai Pubblicità. Ma non è escluso che dal cappello di Paolo Gentiloni, grande esperto della materia, esca un nome a sorpresa. Magari ancora una volta suggerito da Matteo Renzi. Come Campo Dall’Orto.