Re Giorgio si innervosisce. Basta evocare le elezioni

di Lapo Mazzei

’impressione, almeno a vedere dal tono usato e dall’occasione scelta per l’esternazione, è che questa volta il capo dello Stato abbia perso davvero la pazienza. Del resto l’irrompere sulla scena di Matteo Renzi e l’assalto frontale di Forza Italia al Palazzo, lasciano presagire tempi duri per il Quirinale. E così Giorgio Napolitano, in vista della fiducia di oggi al governo Letta, ha posto l’accento sulla questione delle elezioni. «Il frastuono delle polemiche politiche e così dannatamente sempre elettorali anche quando non ci sono elezioni dietro l’angolo» – afferma il presidente della Repubblica parlando al Senato in occasione del convegno su “Innovazione, ricerca e salute” – «per quanto sia di moda invocarle in ogni momento, anche quando sono lontane». Un modo, quello di Re Giorgio, nemmeno tanto velato per rimproverare la classe politica che, a suo dire, continua a evocare le elezioni anche quando non sono dietro l’angolo. E se prima diventare segretario del Pd lo faceva Renzi con ostinazione dettata dalla tattica pre-primarie, ora è Forza Italia a rilanciare l’opzione. Dunque niente elezioni anticipare, essendoci di mezzo semestre europeo ed elezioni per il Parlamento di Strasburgo. Ma nelle parole del capo dello Stato non ci sono solo niet. Approfittando della vetrina di Palazzo Madama, Napolitano apre alla proposta di Renzi sui tagli dei costi della politica e si dice convinto che sia possibile «tagliare le duplicazioni e le ridondanze» del bicameralismo perfetto e qualificare «in modo nuovo ed essenziale il Senato». E fa l’esempio di altri Paesi dove c’è «una Camera Alta che non ha poteri di investitura politica ma altri poteri», come nel caso del Bundestag tedesco o del Senato francese, che «ha saputo in tempi recenti riformarsi profondamente senza scandalo e con il contributo dei senatori stessi». Napolitano non indica solo l’obiettivo ma anche il percorso sa seguire. Un modo per dire che questa è una priorità, se non la priorità. E siccome il Paese sta vivendo «un clima, un ‘mood’ che non è esattamente di fiducia – ha sottolineato il presidente della Repubblica – noi ora dobbiamo reagire, cogliere e trasmettere tutte le iniezioni di fiducia, in particolare pensando ai giovani». Le nuove generazioni, infatti, sono un dato trasversale, presente nei ragionamenti degli esponenti sia di destra che di sinistra. Ragione per la quale il capo dello Stato ha voluto sottolineare la propria adesione al concetto. E a proposito del tema del convegno, centrato sulla ricerca, Napolitano ha aggiunto di augurarsi che «in vista del rinnovo del Parlamento europeo, che si parlasse di Europa non solo, per quanto importante, in termini di riequilibrio finanziario e rilancio della crescita e della occupazione ma anche di altre dimensioni essenziali per il progetto europeo come la comunanza degli sforzi nella ricerca scientifica».

Scetticismo e reazioni contrarie
Ovviamente l’intervento del Quirinale non è piaciuto a tutti. Critiche sono arrivate da Forza Italia, per bocca del suo capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «Con tutte queste esternazioni, Napolitano non si attiene al suo ruolo» sostiene l’ex ministro. «Il presidente della Repubblica può rapportarsi al Parlamento solo con un messaggio alle Camere e non con continue esternazioni. Per molto meno Napolitano criticò il presidente Cossiga contribuendo alla decisione del Pci di chiederne l’impeachment». Poche e soprattutto molto misurate le reazioni del centrosinistra, visto che Renzi non sembra essere proprio sulla stessa lunghezza d’onda con il capo dello Stato in materia di elezioni anticipate. «È molto importante che Napolitano abbia detto una parola chiara sulla riforma costituzionale che prevede il superamento del bicameralismo perfetto. È un tema fondamentale per il funzionamento della nostra democrazia e finalmente adesso può diventare realtà» afferma Roberto Ruta, il senatore del Partito democratico che il 20 marzo scorso ha presentato un ddl costituzionale per l’abolizione del Senato. «Affidare il potere legislativo alla sola Camera dei Deputati e prevedere la diminuzione di oltre la metà del numero dei parlamentari – ha continuato – è un passaggio ormai ineludibile. Adesso bisogna procedere senza più alcuna esitazione». Sempre ammesso che Renzi sia della stessa idea. Anche in materia di lavori sulla riforma della legge elettorale c’è da registrare una sostanziale pausa, in attesa dell’intesa tra i presidenti delle due Camere sull’iter della riforma. Ieri mattina infatti, la commissione Affari costituzionali alla Camera ha iniziato ad esaminare i 21 disegni di legge depositati con la relazione del relatore Francesco Paolo Sisto di Forza Italia, ma non ha fissato la prossima seduta aspettando quanto sarà deciso adesso dai presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini. Si vuole evitare una dannosa sovrapposizione di lavori tra le due Camere che, paradossalmente, diventerebbe uno stimolo in più al definitivo superamento del bicameralismo perfetto.