Reato di clandestinità, rottura tra Ncd e Pd

di Fausto Cirillo

Mentre nell’aula del Senato si dibatte sull’abolizione del reato di clandestinità, la vera notizia non è l’opposizione strenua della Lega che alza il livello dello scontro offendendo ancora una volta il ministro Cecile Kyenge. E nemmeno che i senatori grillini possono finalmente esprimere liberamente la loro posizione, osteggiata a ottobre da Grillo ma a sorpresa adottata in maniera vincolante dal referendum online promosso a sorpresa dal guru Casaleggio. No, la vera notizia è lo scontro durissimo in atto dentro la maggioranza, per la prima volta spaccata su un provvedimento tanto importante quanto simbolico agli occhi dell’opinione pubblica. Il Nuovo centrodestra è infatti contrario alla posizione abolizionista del Pd e cerca pertanto una quasi impossibile via d’uscita politica che non gli faccia perdere la faccia davanti al proprio elettorato. La saldatura in aula tra i voti democrat e quelli pantastellati rischia infatti di mettere in minoranza una formazione che fino a ieri si è orgogliosamente autoproclamata sia sentinella antitasse (con gli esiti risibili che conosciamo) sia ferreo guardiano delle derive care alla sinistra sinistre in materia di regolazione dei flussi migratori. Proprio per questo il capogruppo di Ncd Maurizio Sacconi ha rivolto ieri un pubblico appello ai partner di maggioranza e governo. «La ricerca dei modi più efficaci con i quali prevenire e contrastare, anche a nome dell’intera Unione europea, gli ingressi clandestini deve essere tema del confronto interno alla maggioranza per l’auspicabile ‘Patto 2014’» ha detto. «Per questa ragione è necessario stralciare la materia dal disegno di legge all’esame del Senato, sottraendola così ad un confronto schematico sulle apparenze per entrare nel merito concreto delle difficoltà di applicazione delle norme». Il tentativo è andato a vuoto. Giuseppe Lumia, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia, ha infatti replicato che «la scelta di depenalizzare il reato di clandestinità è conseguente al fatto che è ormai chiaro a tutti che il suo inasprimento è stata una scelta sbagliata che ha prodotto solo guasti e danni alla serietà del nostro Paese e agli stessi immigrati. È necessario camminare sulla strada che abbiamo già intrapreso senza scatenare conflitti astratti o ideologici o pensare di tornare indietro su una decisione maturata in Parlamento». Parole che per Sacconi hanno il sapore amaro di una disfatta.