Regionali Lazio, nella destra a pezzi volano gli stracci. Pirozzi attacca la Meloni che ha sacrificato l’intera coalizione per regolare i conti con Alemanno e Storace

Finito il tempo della diplomazia in vista delle Regionali, nel Centrodestra del Lazio adesso volano gli stracci

Finito il tempo della diplomazia, nel Centrodestra del Lazio adesso volano gli stracci. E prima ancora che il risultato sia acquisito, il candidato alla presidenza della Regione emerso dal territorio, Sergio Pirozzi, chiama i dirigenti dei partiti a rispondere di una spaccatura che non promette niente di buono per il 4 marzo. “Ci tengo a ringraziare anche Giorgia Meloni per avermi espulso dal Centrodestra, un evento che ricorda un pò le purghe staliniane”, ha detto senza mezzi termini in una diretta Facebook il sindaco di Amatrice, scagliandosi per la prima volta contro la leader di Fratelli d’Italia, vera oppositrice alla convergenza di tutta la coalizione sull’unico nome in grado di giocare la partita contro il presidente uscente Nicola Zingaretti per il Pd e Roberta Lombardi per i Cinque Stelle, tirando fuori dal cilindro Stefano Parisi.

Ignorata la base – Con la franchezza che lo caratterizza, Pirozzi ha sostenuto che “Un partito vero dovrebbe ascoltare la base e non farsi imporre la linea da un politico di Milano che decide le sorti del Lazio. Se accade questo vuol dire che siamo alle comiche finali”. Pirozzi è tormato quindi a difendersi dall’accusa di essere proprio lui l’elemento divisivo del Centrodestra e ha risposto al candidato costruito in provetta da Forza Italia e Fratelli d’Italia, e poi fatto digerire a Salvini, che gli ha offerto la vicepresidenza in cambio di un accordo. “Questi – ha detto – sono i giorni della merla ma noi non siamo i tordi. Ringrazio la stima di Parisi: se vuole dare un sostegno al Lazio lo faccia venendo a fare il vice presidente a me”. Un’offerta di cui lo stesso Pirozzi sa bene l’irricevibilità a fronte degli impegni presi dalla coalizione e, soprattutto, le vere ragioni che stanno dietro un veto che pone oggettivamente il Centrodestra in una condizione di svantaggio quasi incolmabile di fronte al Centrosinistra e ai Cinque Stelle. Per questo Parisi non potrà accettare di fare il vice di Pirozzi, anche se nei sondaggi va incontro a una sconfitta, in quanto – ha continuato il sindaco di Amatrice riferendosi al leader di “Energie per l’Italia” – “ha scelto di essere il candidato sindaco di Milano, il candidato del Lazio e prossimamente alle europee. Io dico: non ci sono candidati giusti per tutte le stagioni”.

Rancori insanabili – Ma quali sono allora i motivi per cui la Meloni si è messa di traverso? Pirozzi e la leader di Fratelli d’Italia sono stati considerati per anni molto vicini e nulla lasciava immaginare un epilogo così diverso da quello visto per esempio in Sicilia, dove sul candidato emerso dal territorio (e non dalle segreterie di partito) Nello Musumeci hanno messo il cappello sopra tutti, aggiudicando al Centrodestra una vittoria tutt’altro che scontata contro un’amministrazione di Sinistra (il governatore uscente era Crocetta) e una presenza M5S fortissima nell’isola. All’origine del no che sacrifica Pirozzi e tutta la coalizione c’è lo strappo tra Fratelli d’italia e gli ex colleghi di Alleanza Nazionale poi confluiti su altri lidi, Alemanno e Storace. Gli stessi vecchi rancori che avevano spianato la strada all’uscita al primo turno della Meloni contro la Raggi nella corsa al Campidoglio. Una diaspora che non finisce, insomma, e che in suo nome presenta il conto a tutto l’elettorato di destra del Lazio.