Renzi si aspettava le nuvole, invece grandina

Di Maurizio Grosso

Per carità, non ci si aspettava certo uno scenario da cielo limpido e sole splendente. Anzi, seppur amaramente si confidava nelle solite nuvole, pronti a tollerare qualche goccia di pioggia. E invece alla fine è arrivata una grandinata. E per il governo guidato da Matteo Renzi, al di là delle dichiarazioni con cui si cerca di ostentare tranquillità, il responso è a dir poco allarmamante. Il dato, certificato ieri dall’Istat, è che l’Italia torna in recessione: nel secondo trimestre dell’anno il Pil è calato dello 0,2% rispetto ai primi tre mesi del 2014, quando l’economia aveva registrato una contrazione dello 0,1%. Su base annua, invece, il Pil scende dello 0,3%. Con un valore reale di 340 miliardi, si tratta del peggior secondo trimestre dal 2000. Insomma, nonostante gli sforzi e le promesse del governo la crescita economica continua a essere negativa, come d’altra parte avevano anticipato i dati sulla produzione industriale relativi al secondo trimestre (-0,4% nella media del periodo). Il dato è comunque peggiore delle attese degli analisti che si aspettavano una variazione compresa tra -0,1% e +0,1%.

Le reazioni
“L’Italia deve cambiare, ma dipende solo da noi. Avanti con più decisione”, ha detto ieri Renzi cercando di ammorbidire i contorni del quadro generale. E così il rimbalzo registrato nell’ultimo trimestre dell’anno, con quel timido dato positivo (+0,1%) che aveva interrotto una serie negativa lunga più di due anni, pare ancora di più un’isolata mosca bianca. A giugno, quindi, la variazione acquisita per il 2014 è pari a -0,3%: si tratta in sostanza del dato che si otterrebbe a fine anno in assenza di variazioni congiunturali per gli ultimi sei mesi dell’anno. Ad aprile il governo aveva stimato una crescita dello 0,8%, cui sono seguite le revisioni al ribasso di Ocse, Fmi e Bankitalia. “E’ evidente che non conseguiremo l’obiettivo previsto”, ha amesso ieri il vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, che però ha negato la necessità di una nuova manovra per il 2014. Ciò non toglie che “sarà più dura nel 2015-2018”. Preoccupata l’Ue, secondo la quale “ci sarà un impatto negativo sui conti pubblici” con possibili ripercussioni sul tetto del deficit. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dal canto suo ha provato a gettare acqua sul fuoco: “Non ci sarà alcuna manovra correttiva per il 2014, ma i mercati guardano al Paese con rinnovata preoccupazione”. E allora il ministro rinnova la ricetta della fiducia: “Il bonus da 80 euro è permanente, usatelo. Abbiate fiducia”.

Le cause
“Il calo congiunturale – spiega l’Istat – è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi. Dal lato della domanda il contributo alla variazione congiunturale del Pil della componente nazionale, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo”. Allarmate, naturalmente, anche le reazioni della politica. Maurizio Sacconi, capogruppo Ncd al Senato chiede “straordinarie riforme strutturali rivolte a cambiare il mercato del lavoro, il sistema tributario, la pubblica amministrazione con particolare riguardo alla giustizia”. Duro, invece, Daniele Capezzone di Forza Italia che boccia la politica economica dell’esecutivo: “All’Italia serve una frustata non la manutenzione del declino. Bisogna sfondare il limite del 3% del deficit per realizzare un taglio-choc di tasse, accompagnato da tagli di spesa e riforme strutturali”. Per il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Frantoianni, serve “una politica industriale capace di contrastare la svendita dei principali asset strategici e un piano straordinario per il lavoro ecologicamente sostenibile”. Duro il commento di Beppe Grillo: “E’ Renzi il vero gufo, siamo in piena recessione”. Le Lega, invece, si rivolge ironicamente a Renzi: “Complimenti, ora vada a casa”.

OLTRE LA MAXIMANOVRA IN BALLO INTERVENTO SUL 2014 NELL’ORDINE DI 3 MILIARDI

Il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, e il presidente del consiglio, Matteo Renzi, continuano a ribadire che resteremo comunque sotto la soglia del 3% del rapporto deficit/Pil e che “non ci sarà bisogno di una manovra aggiuntiva”. Ma sono in molti a credere che ci sarà bisogno in tempi brevi di un intervento correttivo per il 2014, oltre alla maximanovra per il 2015. Per l’Aiaf, l’associazione che riunisce analisti e consulenti finanziari, lo scenario di crescita peggiorato per l’intero 2014 spingerà il deficit verso il tetto massimo e per tenerlo in sicurezza serve una manovra aggiuntiva da circa 3 miliardi di euro. E comunque nel 2015 una combinazione di tagli e tasse per un ammontare complessivo vicino ai 20 miliardi di euro non potrà essere evitata. Per di più con questi risultati per il premier diventa più difficile rivendicare dalle istituzioni europee maggiore flessibilità nel rispetto del Patto di stabilità. Quella che, fino a qualche settimana fa, poteva essere presentata come una proposta super partes per rilanciare la crescita dell’Unione, diventa ora pericolosamente simile alla richiesta di uno “sconto” sugli impegni presi.