Renzi tira dritto sulle Riforme. E Forza Italia sale al Quirinale. Il premier riapre al dialogo. Ma senza do ut des

Il subbuglio all’interno di Forza Italia agita Matteo Renzi. Questo è certo. Anche nella direzione di ieri del Partito democratico il premier nel ribadire di voler andare avanti e tirare dritto fino al 2018, con o senza gli azzurri, i riferimenti a Forza Italia non sono mancati. Ed è alquanto significativo che nella direzione dem l’attenzione si sia concentrata sui problemi di casa altrui. Forse perché non sono tanto di casa altrui se si pensa che, con una risicata maggioranza al Senato, la frattura interna di Forza Italia e la rottura, in apparenza ormai definitiva sul Patto del Nazareno, potrebbero causare intoppi anche sul futuro del Governo. Numeri alla mano la maggioranza rischia di finire contro uno scoglio da un momento all’altro, o meglio, da un emendamento all’altro.

VENTI AZZURRI SUL GOVERNO
“In Forza Italia c’è una discussione vera, tra due linee diametralmente opposte”, dice Renzi alla direzione del suo partito, “c’è chi vuole le elezioni anticipate subito e chi invece vuole fare le riforme e andare al 2018. Chi vincerà non lo so, ma noi arriveremo al 2018 facendo le riforme, con o senza di loro”. Se fosse stato così tanto sicuro di non rischiare di restare imbrigliato con molte probabilità non avrebbe nemmeno citato il dibattito interno agli azzurri. E anzi si è dilungato nel sottolineare che “si è aperta una ferita dentro Fi che non dipende dal voto sui 35mila subemendamenti, che non sono un’alternativa costituzionale al nostro progetto, è il tentativo di fermare un percorso. C’è un travaglio in Fi che va rispettato”, ha continuato il segretario del Pd, “perché c’è una linea più intransigente, quella di Renato Brunetta, che dice le riforme sono uno schifo, si vada a votare, e c’è della coerenza in questa posizione. E c’è un’altra posizione che non definisco dialogante ma razionale se non ragionevole, di chi avendo scritto le riforme insieme, dice ‘finiamo le riforme e arriviamo al 2018”. Per poi chiudere rivolto alla minoranza dem: “Qualcuno ha detto che se non c’è Fi non si votano le riforme… Posizione discutibile, perché vorrebbe dire lasciare decidere a Brunetta cosa si fa”.

BANDIERA BIANCA
Che il dialogo con le opposizioni sia necessario anche Renzi lo sa bene. “Siamo tutti convinti che nel fare le riforme sia necessario coinvolgere gli altri, ma diciamo di no al mercimonio degli emendamenti”, ha detto il premier, “Questo non è il mercante in fiera ma la Carta costituzionale, non possiamo pensare che sia accettabile un ‘do ut des’ rispetto alla presenza in aula”. Detto questo oggi, o comunque nei prossimi giorni, il presidente del Consiglio potrebbe essere richiamato anche dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che a partire da stamani incontrerà le opposizioni (Fi, Sel e Movimento 5 Stelle). Alle 10 sale al Colle Forza Italia. Non ci sarà Silvio Berlusconi. Ma non ci saranno nemmeno sconti per il Governo.