Resa dei conti nel Pd. Mentre Renzi tentenna su voto o congresso, Emiliano e Rossi vogliono la sua testa

La direzione di oggi scoprirà le carte sulle prossime mosse di Matteo Renzi. Ma da Rossi a Emiliano, tutti vogliono le sue immediate dimissioni

È un lunedì di fuoco quello che si preannuncia in casa Pd. La direzione che ci sarà oggi scoprirà le carte sulle prossime mosse di Matteo Renzi che, almeno per ora, ha preferito non sbilanciarsi sull’eventualità di un voto anticipato.

Ma intanto il segretario dem è a dir poco circondato dai suoi nemici che, senza peli sulla lingua, sono andati all’assalto. “Renzi si dimetta, come face Bersani“, ha detto senza mezze misure il Governatore della Toscana Enrico Rossi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, che ha poi aggiunto: “si vada a un congresso vero e lungo, con un segretario di garanzia”. “La situazione – ha aggiunto Rossi – è aberrante per il modo in cui reagisce Renzi, con la coazione a ripetere della personalizzazione” e “per il modo in cui molti spingono per la rottura”. Due mesi di tempo per il congresso, ha affermato Rossi, “sarebbero una presa di giro, ci vuole tempo per le mozioni, per la discussione. Poi ricordiamoci che ci sono le Amministrative, vogliamo andare al voto con un congresso che ci divide?”.

A parlare, oggi, è stato anche Michele Emiliano, anche lui sul piede di guerra. In un’intervista rilasciata al Giornale, Emiliano ha dichiarato che “è evidente che siamo in una fase in cui abbiamo costretto il segretario a fare il congresso, perché lui non lo voleva fare”. “Renzi – ha continuato Emiliano – aveva un altro obiettivo: voleva saltare direttamente alle elezioni. Aveva pensato, con la sentenza della Corte costituzionale, di sequestrare i capilista e di costruire questo progetto folle, sterile, triste, insopportabilmente inutile, al solo fine di tutelare un po’ di deputati”, attacca Emiliano. “Con lui siamo stati attentissimi alle esigenze di petrolieri, banchieri e anche golfisti, dobbiamo invece essere il partito dei cittadini”, conclude Emiliano parlando degli errori del segretario.