Roma cerca i poteri forti

di Stefano Sansonetti

Per carità, non sarà certo l’unico sindaco presente. Ma fa un certo effetto, nella pressoché totale assenza di rappresentanti “istituzionali” italiani, vedere il nome di Ignazio Marino tra le centinaia di partecipanti al prossimo World Economic Forum. Ebbene sì, il sindaco di Roma parteciperà dal 22 al 25 gennaio al summit dell’economia mondiale che, come di consueto, si terrà a Davos, in Svizzera. Inutile dire che si tratta di uno di quegli incontri che storicamente fa parte del giro dei poteri forti mondiali. Basta dare un’occhiata all’elenco dei partecipanti, condensato nella bellezza di 84 pagine aggiornate al 23 dicembre scorso. Tra gli esponenti politici mondiali, infatti, ci sono primi ministri, ministri ed ex leader di ogni estrazione. Per esempio saranno presenti il premier spagnolo Mariano Rajoy, quello svedese Fredrik Reinfeldt, quello greco Antonis Samaras e quello olandese Mark Rutte. Nella lista, tra gli altri, anche diversi sindaci: Boris Johnson (Londra), Mauricio Macri (Buenos Aires), Miguel Ángel Mancera Espinosa (Città del Messico), Ana Botella Serrano (Madrid), Kadir Topbas (Istanbul), Naheed Nenshi (Calgary). Insomma, per Marino sarà un bel bagno di poteri forti. Per non parlare di leader provenienti dai paesi dell’Est ricchi di petrolio e gas. Tra questi Nursultan Nazarbayev, presidente di quel Kazakistan più volte evocato di recente in Italia per il caso Shalabayeva. Senza contare la presenza di ex leader politici, ma tutt’ora decisamente influenti, come l’ex premier inglese Tony Blair e l’ex vicepresidente Usa, nonché premio Nobel per la Pace, Al Gore.

E il Belpaese?
All’interno di questo calderone dà un po’ nell’occhio la latitanza di personalità italiane. Nell’elenco non compare il nome del premier, Enrico Letta, che pure è un assiduo frequentatore di “circoli” internazionali come Aspen e Trilateral. Nell’edizione dell’anno scorso, invece, si era registrata la presenza dell’ex presidente del consiglio Mario Monti, il quale non fece mancare la sua presenza tra le montagne svizzere, seppur dimissionario. Ad ogni modo Letta non sarà certo l’unico premier assente. Al momento, infatti, tra le centinaia di nomi mancano anche quelli, tanto per fare gli esempi più immediati, di Angela Merkel e François Hollande. La rappresentanza governativa a Davos, così, sarà limitata alla presenza del ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni. L’anno scorso, invece, con Monti e l’allora ministro dell’economia Vittorio Grilli, è intervenuto anche il ministro delle infrastrutture dell’epoca, ovvero l’ex banchiere di Intesa Sanpaolo Corrado Passera.

Le aziende pubbliche e private
Tutt’altro che clamorosa anche la presenza dei vertici della aziende di Stato nostrane. Ci sarà l’Eni, che interverrà in Svizzera con tre nomi: l’amministratore delegato Paolo Scaroni, il presidente Giuseppe Recchi e il vicepresidente per gli affari internazionali Pasquale Salzano. Del resto a Davos saranno presenti anche i big delle più grandi aziende energetiche internazionali come Royal Dutch Shell, Lukoil, Chevron e via dicendo. Rispetto all’anno scorso, invece, spicca l’assenza del numero uno dell’Enel, Fulvio Conti. Come a inizio 2013, invece, sarà presente l’ad di Sace, Alessandro Castellano. Tra gli imprenditori e manager privati nell’elenco ci sono Mario Greco e Sergio Balbinot delle Generali, Mario Moretti Polegato di Geox, Carlo Messina e Marcello Sala di Intesa Sanpaolo, Federico Ghizzoni di Unicredit, Davide Croff di Permasteelisa, Fabrizio Di Amato di Maire Tecnimont, Andrea Illy della Illycaffè, Giovanni Bossi di Banca Ifis e Paolo Merloni di Ariston. Non compare nella lista, invece, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che invece era presente all’edizione del gennaio 2013. Così come mancherà, a differenza di un anno fa, l’ex ministro e attuale capo per l’Italia di Morgan Stanley, Domenico Siniscalco. Tra gli assenti anche il numero uno di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne. Anzi, dal gruppo a Davos non arriverà nessuno.

I grandi gruppi
Oltre ai leader politici di mezzo mondo, in ogni caso, sono la finanza e l’economia a farla come sempre da padrone. Nella lista, effettivamente, ci sono big di ogni tipo. Si va da Bill Gates, che ormai partecipa come esponente della fondazione benefica costituita all’epoca con la moglie, a Eric Schmidt, capo di Google. Da Gerard Mestrallet, numero uno del colosso energetico francese Gdf-Suez, a Martin Winterkorn, presidente della tedesca Volkswagen. Ma si tratta soltanto di un assaggio. Naturalmente nel gruppone trovano ampio spazio i banchieri, compresi quelli che, in un modo o nell’altro, pur protagonisti della crisi finanziaria esplosa nel 2007-2008, sono riusciti a uscirne illesi e a ritagliarsi nuove leadership che ora li proiettano per l’ennesima volta al summit di Davos.

I banchieri
Nell’elenco, tanto per fare un esempio, c’è il nome di Lloyd Blankfein, ancora oggi al vertice di una delle più importanti e discusse banche d’affari del mondo, ovvero Goldman Sachs. Accanto a lui ci sarà un altro banchiere americano di spicco, ovvero quel James Dimon che da anni è sistemato sulla tolda di comando della Jp Morgan, forse uno degli istituti più coinvolti negli scandali finanziari di questi anni. Al punto da aver pagato (ma non è ancora finita) multe salatissime comminate dalle autorità di controllo di mezzo mondo. Un po’ quello che è successo all’inglese Barclays, che a Davos sarà presente con Antony Jenkins, group chief executive. Ancora, dalla categoria dei banchieri arriveranno Brady Dougan di Credit Suisse e Ana Botin del Banco Santander. Ma fare uno screening completo richiederebbe troppo spazio.

L’uomo di Renzi
Dallo sterminato elenco, poi, spunta fuori anche il nome di Davide Serra, fondatore e numero del fondo Algebris. Il finanziere, che lavora ormai da anni a Londra, è un uomo molto ascoltato dal nuovo segretario del Pd, Matteo Renzi. Il quale, qualche tempo fa, si appoggiò proprio a Serra per l’organizzazione di una cena con tutti i principali pezzi grossi della finanza interessati a capire cosa potrebbe succedere in Italia.

Il cinese che vuole la Roma
Tra le curiosità della lista diverse riguardano la Cina. Premesso che il paese sarà ampiamente rappresentato al prossimo appuntamento a Davos, tra i nomi che si possono leggere nell’elenco c’è quello di Chen Feng, a capo del gruppo Hna. Di cosa stiamo parlando? Semplice, della holding che, secondo indiscrezioni susseguitesi nelle scorse settimane, starebbe manifestando un interesse per rilevare alcune quote della As Roma. Dove però si troverebbero a fare i conti con gli altri azionisti pesanti della società calcistica quotata in borsa, ovvero gli americani. Dalla Cina arriverà a Davos anche Liu Xiaoguang, presidente del Bejing Capital Group, fondo d’investimento attivo in vari settori. Per non parlare di come il paese sarà attivamente rappresentato a Davos dalle sue più importanti aziende informatiche. Su tutte la Huawei, che in Svizzera arriverà addirittura con cinque top manager, tra cui il presidente Sun Yafang. E’ apena il caso di ricordare che Huawei, nei mesi scorsi, era entrata nel mirino del congresso americano per presunte minacce alla sicurezza informatica negli Usa. Accuse che la società cinese, ormai da anni attiva anche in Italia, ha sempre categoricamente respinto.