Roma, la Raggi corre ai ripari e nomina Paolo Simioni nuovo Ad Atac. Ecco chi è il prescelto

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha indicato, secondo quanto si apprende, Paolo Simioni come nuovo presidente e nuovo amministratore delegato di Atac.

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha indicato, secondo quanto si apprende, Paolo Simioni come nuovo presidente e nuovo amministratore delegato di Atac. Simioni collaborava già per il Campidoglio con l’assessore Massimo Colomban nel ruolo di coordinatore del gruppo di lavoro sulle società partecipate Ama, Atac e Acea.

Nel corso degli ultimi sedici anni Simioni, in qualità di amministratore delegato, ha acquisito un’importante esperienza nella gestione di aziende operanti nel settore dei trasporti, in regime di concessione, e in quello della riqualificazione, valorizzazione commerciale di infrastrutture di mobilità e nel mondo Retail. In particolare, l’esperienza è maturata all’interno di realta’ complesse sia in ambito Aeroportuale, in Italia ed all’estero (SAVE / Aeroporto di Venezia SpA; Catullo / Verona e Brescia SpA; Aertre / Treviso SpA e BSCA / Bruxelles South Charleroi Airport SA), sia in quello Ferroviario (Centostazioni SpA – Gruppo Ferrovie dello Stato SpA), dove ha affrontato diversi progetti di business – rilancio del business, ottimizzazione della struttura di costo, miglioramento delle attivita’ non-core, start up, turnaround.

La giunta capitolina aveva già approvato una delibera per rendere più funzionale la governance di Atac nell’ottica di una migliore erogazione dei servizi pubblici locali. Con questo obiettivo e’ stata adottata una modifica nella composizione del Consiglio di amministrazione: i componenti del Cda saranno tre, optando cosi’ per la formula collegiale in luogo di quella attuale monocratica. La variazione e’ stata introdotta in linea con la riforma dello statuto della società, cui ha dato il via libera l’Assemblea Capitolina con la deliberazione 149/2016 in conformità al Testo unico delle partecipate. La modifica dell’assetto societario non comporta aggravi di spesa: le norme in vigore prevedono che il cda delle partecipate non possa pesare sulle casse societarie più dell’80% di quanto costava il cda nel 2013.