L’ultimo affondo di Grillo sul Colle: Napolitano dovrebbe costituirsi, non dimettersi. Presto l’addio

Attacchi a tutto campo: dalla presidenza della Repubblica al governo, passando per il Pd. È un Beppe Grillo infuocato quello che si è presentato ieri davanti alla stampa estera per presentare il referendum per uscire dalla moneta unica. Con lui, Laura Castelli, Luigi Di Maio, Giorgio Sorial e Alberto Airola. Ma, come sempre, il protagonista – nel bene o nel male – è stato lui, il lader a Cinque Stelle. Durissime le critiche indirizzate innanzitutto a Giorgio Napolitano. Proprio nel giorno in cui il Presidente della Repubblica ha ufficializzato le sue dimissioni, infatti, Grillo ha incolpato Napolitano del fatto che “i Cinque Stelle non sono al governo” e che “lui rappresenta solo una fetta di un partito”. Tanto basta a ritenere che “Napolitano non deve dimettersi, ma deve costituirsi: è responsabile di aver firmato qualsiasi cosa”. Una dichiarazione forte, certo. Ma in linea con quanto detto sino ad ora dal Movimento Cinque Stelle che, ricordiamolo, aveva chiesto anche l’impeachment tempo addietro per Napolitano.

INTENTO POLITICO
L’attacco, in realtà, riveste un chiarissmo intento politico. Il leader pentastellato, infatti, spera di lanciare il Movimento nella “trattativa” per il nuovo nome. Ed ecco allora che Grillo delinea l’identikit del prossimo inquilino del Colle: “Il nuovo Presidente della Repubblica dovrà essere una persona che non firmi qualsiasi cosa, una persona di buon senso, una persona normale e al di fuori degli schieramenti politici”. Insomma, esattamente tutto quello che non è stato Giorgio Napolitano. E che nemmeno può essere Romano Prodi. A riguardo, infatti, Grillo ha precisato che Prodi non è un nome gradito ai Cinque Stelle.

L’OFFENSIVA
Non sono mancate, ovviamente, le stilettate contro Matteo Renzi e il suo governo. Durante la conferenza, infatti, Grillo ha letto una frase delle intercettazioni di Mafia Capitale: “Buzzi parlando con Carminati dice: ‘il problema è che non ci stiamo più noi. Grillo è riuscito a distruggere il Pd’. Vuol dire che il referente loro a Roma e altrove è un partito che si chiama Partito Democratico”. E ancora: “Se avessimo fatto un’alleanza con il Pd adesso staremmo dentro questa roba qua – spiega Grillo – Poi che siano disonesti anche a destra nessuno lo mette in dubbio. Sono anni che lo diciamo che stanno fingendo di essere l’opposizione l’uno e dell’altro. Li chiamavamo Pd e Pd meno L. Questa frase deve farvi pensare”. Parole dure. Alle quali immediata è arrivata la reazione dei democratici con il vice segretario Lorenzo Guerini: “Fa tristezza: Non sappiamo se definire le sue dichiarazioni odierne patetiche o inquietanti. Preoccupa che siano state pronunciate davanti alla stampa estera, dando un’immagine degradata e fuorviante del dibattito pubblico”.

SGUARDO AL FUTURO
Ma Grillo guarda anche al futuro. Riconosce che in questi anni il Movimento ha giocato un ruolo di argine che ormai i partiti non sanno più intercettare: “Noi stiamo proteggendo la democrazia. In Germania, in Francia, in Grecia stanno venendo su delle destre che non fanno i banchetti, vanno con i bastoni”. Poi rilancia l’ipotesi di un governo a Cinque Stelle: “Ci hanno messo in un angolo, ma dovevano dare l’incarico a noi, le elezioni le avevamo vinte noi. Se non ci facciamo del male da soli, non ho dubbi sul fatto che governeremo questo paese, aspettiamo che passi il cadavere”. E questa, forse, è la colpa più grande che Grillo riconsoce al Presidente della Repubblica uscente. Una macchia indelebile che è costata all’inquilino del Colle l’ennesima frecciata lanciata da Grillo. Che, in questo modo, spera di poter giocare una partita di primo piano tra Renzi e Berlusconi.