Salvini sta finendo come Renzi: si è suicidato e ora cerca scuse. Disperato, invoca una rivoluzione nelle piazze. E rafforza così chi lo bolla come pericoloso

Poteva decidere per lungo tempo i destini del Paese e ha sbagliato tutto. Troppo sicuro di sé, ma soprattutto tanto esperto nella propaganda spicciola quanto incapace di muoversi all’interno delle istituzioni, Matteo Salvini si è suicidato politicamente. Nessuna delle molteplici giravolte che sta compiendo in questi giorni sembra riesca a farlo uscire dall’angolo in cui si è messo da solo, aprendo una crisi di governo all’improvviso in spiaggia, tra un mojito e una cubista. E ora schiuma di rabbia. Prova ad aggrapparsi a quell’apparato comunicativo noto come “la bestia” che in queste ore si sta ugualmente rivelando un animaletto innocuo. Il rischio è grande ed è quello di finire per qualche anno all’opposizione. Il tempo giusto per perdere quel consenso che ha fatto diventare la Lega partito nazionale e farlo relegare a nord della linea del Po. Un destino incredibilmente simile a quello dell’altro Matteo, quel Matteo Renzi che continua a turbare i sonni del Capitano che ha perso i gradi in riva al mare.

UN UOMO SOLO. La settimana scorsa al Senato il leader della Lega ha preso definitivamente coscienza che tornare rapidamente alle urne, fare il pieno di voti e mettersi alla guida di Palazzo Chigi non sarà affatto un’impresa semplice come doveva aver pensato sul lido di Milano Marittima. Anzi l’ipotesi è particolarmente improbabile. Il rischio di finire all’opposizione di un governo formato da Movimento 5 Stelle e Pd, trovandosi così a contare zero tanto in Italia quanto in Europa, è invece particolarmente concreta. E a nulla sembra essere servito a Salvini il tentativo di ritrovare un’intesa con i pentastellati assicurando il suo voto al taglio dei parlamentari in cambio della fine anticipata della legislatura. Ha provato quindi a ricucire. Ma sen-
za risultato. Il Movimento 5 Stelle non ha chiuso alla Lega, ma a Salvini. Un particolare che, sbagliata completamente la strategia, sta facendo finire sotto processo il leader all’interno del suo stesso partito.

MANOVRE GOFFE. Cercando di salvare il salvabile, il capo del Carroccio non si è dimesso. è rimasto incollato al Viminale, accusando allo stesso tempo gli altri di non voler votare per il timore di perdere la poltrona. Ha parlato di un governo dei perdenti, nel caso venga formato un esecutivo giallo-rosso, dimenticando di aver governato con il Movimento 5 Stelle con meno voti di quelli incassati dal Pd e dunque di autodefinirsi perdente. Un errore dopo l’altro. Fino a invocare una mobilitazione di piazza nel caso di un nuovo governo. Esternazioni che rafforzano soltanto chi lo indica come un pericolo per la democrazia. In Parlamento si è sempre visto poco e ugualmente al Ministero. Salvini non sembra conoscere le dinamiche istituzionali. Sui social è rimasto ad urlare contro i migranti, a indicare il Pd come il partito di Bibbiano e di Banca Etruria. Polemiche basse frutto della disperazione di un uomo che aveva tutto e ora si sta ritrovando con un pugno