Sardegna, mazzette per assicurarsi il caro estinto. Così le agenzie funebri si assicuravano i defunti in cinque ospedali: 20 arresti e oltre 160 indagati (VIDEO)

Un patto tra agenzie funebri e addetti alla camere mortuarie per assicurarsi il caro estinto. E' quanto accadeva in Sardegna: 20 arresti e 160 indagati

Un patto per assicurarsi il caro estinto. E’ quanto accadeva in ben cinque ospedali sardi dove un gruppo di agenzie di pompe funebri e gli addetti alle camere mortuarie degli ospedali avevano siglato un vero e proprio accordo per la gestione della vestizione dei defunti. Questa mattina 20 persone sono state arrestate su disposizione della Procura della Repubblica di Cagliari nell’operazione denominata “Caronte” scattata nelle città di Cagliari, Quartu, Dolianova, Sanluri, Iglesias, Narcao e Isili. E nell’indagine ci sono in tutto 168 indagati.

LE ACCUSE – Le accuse contestate sono svariate: induzione indebita continuata in concorso, peculato, truffa aggravata, falso in atto pubblico. Ai domiciliari sono finiti i venti necrofori dipendenti di cinque ospedali cagliaritani; tra gli indagati ci sono anche i responsabili di undici agenzie funebri. I fatti accertati dalla procura fanno riferimento agli anni che vanno dal 2013 al 2015 e mostrano come sistematicamente alcune agenzie funebri siano state puntualmente favorite a discapito di altre. Nella pratica dei misfatti l’aiuto era quello di aiutare le agenzie che facevno parte del sistema” nella vestizione delle salme, permettendo di “accaparrarsi” della salma del defunto ancor prima del tempo previsto dal regolamento di polizia mortuaria (non prima di 15 ore dal decesso). Così facendo le pratiche burocratiche venivano sbrigate nella maniera più veloce possibile, veniva messa a disposizione la camera mortuaria più grande e spesso venivano segnalate ai parenti dei defunti le agenzie “amiche” a cui rivolgersi. Gli addetti degli ospedali in cambio dei favori ottenevano pagamenti, variabili dai 20 ai 200 euro, per ogni servizio funebre. Il business complessivo generato, secondo le indagini, sarebbe arrivato a circa 500 mila euro nel corso dei due anni cui fanno riferimento le indagini.