Sberla di Invimit al Governo: i soldi promessi non ci sono. La società non ha valorizzato i beni della Difesa. A rischio le manutenzioni della nostra Marina

Con l’incognita Grecia alle porte al Ministero dell’economia è allarme rosso. E ieri il ministro Padoan ha personalmente lavorato a diverse delle questioni più delicate, con qualche gioia – le Poste che confermano la quotazione da 4 miliardi – e un preoccupante dolore. A tradire le aspettative del Tesoro è una delle tante società nate per valorizzare il patrimonio immobiliare dello Stato, quella Invimit che dalla nascita a oggi ha solo bruciato denaro pubblico. A pochi giorni dalla nomina dei vertici – che nonostante i deludenti risultati hanno visto l’incredibile conferma dell’amministratore delegato Elisabetta Spitz – sono arrivati al pettine due nuovi nodi, in parte provocati dalla decisione della stessa Spitz di nascondere alcune criticità al ministero. E così anziché ricavare benzina per fare strada verso i pesanti parametri europei di deficit e Pil, il Governo si trova a dover affrontare una spesa imprevista in più.

E PADOAN PAGA
Il primo problema in realtà era nell’aria. A causa dei ripetuti finanziamenti da parte dell’azionista – Invimit è al 100% del Tesoro – l’Istat ha classificato la società a tutti gli effetti come pubblica. Il suo debito pertanto non può che rientrare nel perimetro del debito dello Stato. Problema nel problema, la società che sin dalla nascita doveva servire per monetizzare l’ingente patrimonio della Difesa e della Marina in particolare, adesso che le nostre navi sono utilizzate a pieno ritmo per le operazioni nel Mediterraneo non ci sono i soldi per le manutenzioni. Quattrini che Padoan non sa proprio dove andarsi a cercare. Altrettanto furibonda la Difesa, che aveva messo a disposizione caserme e aree mai però valorizzate per il sostanziale immobilismo dell’Invimit. La società – di cui La Notizia per prima denunciò l’assurdità di aver preso una sede di prestigio pagando un affitto a un privato, quando aveva da valorizzare decine di beni pubblici ritenuti però dalla Spitz inidonei – aveva promesso che avrebbe potuto mettere una consistente somma a disposizione già quest’anno. Sul tema il direttore generale aveva fatto mettere a verbale che non ce n’erano le condizioni, ma l’amministratore delegato aveva smentito il suo dirigente promettendo al ministro che i soldi sarebbero arrivati. Ovviamente aveva ragione il dirigente e l’immissione di liquidità al momento è stata abortita. Una bruttissima sorpresa per il ministro, mentre il direttore generale sembra stia valutando le dimissioni per contestare l’inconcludenza della società.

VIMINALE ALL’ASCIUTTO
Ma non è finita qui. Mentre al Tesoro cercano i decimali per non sforare con gli impegni europei, è saltato fuori che pure un altro dei piani presentati da Invimit, il cosiddetto progetto delle locazioni passive tra il Ministero degli Interni e le Province, è non percorribile. L’ennesima promessa mancata di una società che rifiuta di essere definita un carrozzone, ma che a parte i capitali presi dal Tesoro di quattrini non ne ha mai portati.