Sempre più costosi e non creano lavoro, ma il Governo non tocca gli F-35. L’ultimo rapporto Usa stronca i caccia

Sempre più costosi e non creano lavoro, ma il Governo non tocca gli F-35. Ecco l'ultimo rapporto Usa che stronca i caccia

Per carità, ormai ci siamo abituati. Quello che sorprende, però, è che, nonostante continue e ripetute bocciature per i costosi caccia F-35, il Governo italiano tenacemente resiste e, contro ogni logica, tiene duro: sui caccia, realizzati dalla Lockheed Martin, non si fanno passi indietro. L’ultimo pesantissimo campanello d’allarme – come riportato, unici in Italia, dall’osservatorio sulle spese militari Milex – arriva direttamente dal Selected Acquisition Report 2016 del Pentagono, che è stato prontamente  trasmesso al Congresso americano. E cosa si dice nel report? Contrariamente a quanto dichiarano i responsabili del progetto sugli F-35 (secondo cui il costo unitario medio di questi aerei continua a diminuire e presto scenderà sotto la soglia dei 100 milioni di dollari a velivolo), nel report del Pentagono si dice chiaramente che il costo medio di ogni F-35 continua invece a crescere: +7% nell’ultimo anno, raggiungendo i 164,6 milioni di dollari, vale a dire 142,5 milioni di euro. Ma non è tutto. Come giustamente osservano da Milex, “si parla sempre di costi di acquisizione, quindi al netto dei costi di upgrade e retrofit, con i quali la cifra raggiunge i 194 milioni di dollari ad aereo, circa 168 milioni di euro”. Il calcolo, a questo punto, è immediato: considerando che l’Italia vorrebbe mantenere l’impegno di acquistare 90 caccia, il programma nel suo complesso non ci costerà più 14 miliardi (questa la cifra ufficiale), ma potrebbe arrivare a 19 miliardi.

Lavoro immaginario – Ma, come osserva ancora Milex, non è questo l’unico dato che è emerso in questo periodo e che rende conto di quanto fallimentare sia il progetto dei caccia F-35. L’alibi, sin dal placet al programma militare (2009) è che questo, tra le altre cose, avrebbe portato benefici occupazionali notevoli. Non a caso la Difesa inizialmente parlava di un ritorno occupazionale pari addirittura a 10mila posti di lavoro, poi in seguito alla riduzione dei velivoli ha abbassato l’asticella a 6.400. Peccato, però, che nella relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale dello Stato 2016, pubblicata il 27 giugno, i magistrati contabili dicano più che chiaramente che “la stima dei ritorni occupazionali generati da parte dell’Industria […] è ritenuta realisticamente realizzabile in 3.586 unità, anche sulla base dell’aggiornamento di Leonardo–DV di febbraio 2017″. Insomma, la metà di quanto si prevedeva.

Clamoroso bluff – La domanda è d’obbligo: dinanzi a questi dati, cosa fa il nostro Govrno? Niente, si continua imperterriti sulla stessa strada. Chissà, meglio non scontentare i desiderata di Donald Trump che, non a caso, ha chiesto espressamente al nostro Paese di alzare l’asticella dei finanziamenti militari. Basti pensare, d’altronde, a quanto accaduto nel 2014 quando la Camera dei Deputati votò e approvò una mozione (presentata, peraltro, da un deputato dem, Gian Piero Scanu) che impegnava formalmente il Governo a dimezzare il budget originario del programma F-35. Peccato che l’esecutivo abbia sbugiardato il Parlamento non recependo mai la mozione.

Ci ha riprovato allora il senatore M5S Roberto Cotti, uno dei più attivi e vicini alle associazioni pacifiste, che ha presentato una mozione almeno per chiedere che gli F-35 non trasportino o sgancino ordigni nucleari. La mozione, che giaceva in Senato da due anni, nonostante avesse raccolto le firme di 95 senatori di diversi gruppi parlamentari (ben 10), è stata respinta col voto contrario di 101 senatori, tra i quali diversi firmatari della mozione che in ultimo si sono allineati alla posizione del Governo (che ha espresso parere contrario). “Mi aspettavo una proposta di riformulazione, invece il Governo è stato netto e ha direttamente bocciato la mia proposta”, commenta a LaNotizia lo stesso Cotti. Un dietrofront a dir poco clamoroso, se si considera che solo un senatore del Pd alla fine ha votato a favore, Luigi Manconi, mentre i  senatori Mdp, che pure avevano votato la mozione, si sono astenuti. “C’è stato un ordine di scuderia – dice ancora Cotti – il Governo ha comandato e la maggioranza ha obbedito”. Fa niente per costi che salgono, lavoro inesistente e la possibilità che qualcuno muoia con quelle bombe e quei caccia.

Tw: @CarmineGazzanni