Sempre più firmopoli nel Movimento 5 Stelle. Altri indagati a Palermo e i deputati interrogati fanno scena muta

Per il Movimento 5 Stelle la “firmopoli” di Palermo rischia di trasformarsi nel più clamoroso degli autogol. Non solo in ottica 4 dicembre.

Silenzio su tutta la linea. E addirittura il rifiuto di sottoporsi al saggio grafico delle firme per confrontarle con quelle apposte quattro anni fa sulla lista. Sarà pure uno scandalo “a orologeria”, scoppiato a poche settimane dal referendum di domenica prossima. Ma certo è che per il Movimento 5 Stelle la “firmopoli” di Palermo rischia di trasformarsi nel più clamoroso degli autogol. Non solo in ottica 4 dicembre. Proprio mentre Beppe Grillo era a Firenze per il “Restitution Day”, oltre 80 milioni di euro restituiti e donati dai pentastellati dal momento della nascita ad oggi, a Palermo il numero degli indagati nell’inchiesta sulle firme false per le comunali del 2012 saliva a 13. Oltre alle dieci persone già coinvolte, nel registro sono stati iscritti anche i nomi della deputata Giulia Di Vita, di Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo (che comunque non risulta indagata) e di Pietro Salvino, sposato con la parlamentare Claudia Mannino.

Scena muta – Già, la Mannino. È stata proprio lei, stamattina, la prima ad entrare al Palazzo di Giustizia di Palermo, dopo che sabato scorso era toccato all’ex attivista Vita Alice Pantaleone – che ha smentito ogni suo coinvolgimento nella vicenda – e a Samantha Busalacchi, ex assistente parlamentare all’Ars, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Proprio come la Busalacchi anche la deputata, componente fra le altre cose dell’Ufficio di presidenza di Montecitorio, ha deciso di non rispondere alle domande del procuratore aggiunto Bernardo Petralia e del sostituto Claudia Ferrari. Negando oltretutto di rilasciare un saggio grafico, cioè di sottoporsi alla prova grafica finalizzata a confrontare la calligrafia, e chiedendo ai carabinieri di vietare che le fossero scattate fotografie. Anche Salvino, attivista del Movimento, ha scelto di fare scena muta, così come il cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello, anch’egli coinvolto nell’inchiesta della Procura.

Provvedimenti – Poi è toccato a Nuti, rimasto per venti minuti nella stanza di Petralia e Ferrari senza però fornire risposta e andato via dal Tribunale facendo scena muta anche con i giornalisti. Le prossime tappe dell’inchiesta saranno gli interrogatori della Di Vita e di Ricciardi. Cosa succederà adesso? I tre neo probiviri del Movimento, i deputati Riccardo Fraccaro e Paola Carinelli e la senatrice Nunzia Catalfo, saranno chiamati a prendere una decisione a stretto giro. La sospensione di Nuti, Mannino e Di Vita potrebbe arrivare già domani e non è da escludere l’ipotesi espulsione. Lo scorso fine settimana il direttivo 5 Stelle di Montecitorio ha invitato i deputati coinvolti nella vicenda a fare un passo indietro, come chiesto dal blog di Grillo. Ma il gruppo dei palermitani – da quanto è trapelato – non avrebbe reagito bene, accusando il direttivo stesso di fare gli interessi dei vertici “telecomandati” dalla Casaleggio associati. Non proprio un inizio conciliante.