Senato, il modello francese spacca il Pd

di Alessandro Righi

Il governo punta sul sistema francese per il Senato del futuro. Con l’elezione indiretta dei senatori. Prosegue il dibattito all’interno della maggioranza e soprattutto all’interno del Partito democratico e non è che si sia trovata proprio la quadra. Altroché. Sulla riforma si è messa di traverso l’area dei dissidenti “capeggiati” dal senatore Vannino Chiti: la sua ala punta a confermare l’elezione diretta dei senatori. Sono 20 gli esponenti dem che già lo scorso mese, prima che le elezioni rinviassero il dibattito, si erano blindati dietro il ddl firmato Chiti. E quei contenuti sono tornati di nuovo di moda e presentati sotto forma di emendamenti. Non c’è alcuna intesa quindi sulla riforma. Il percorso è più arduo del previsto.

Nella giornata di oggi la riunione tra il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, e Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali. Una riunione che ha chiuso le porte ai dissidenti perché la Finocchiaro ha escluso nella maniera più assoluta l’eventualità di un’elezione diretta degli esponenti che andranno a Palazzo Madama: “Questa non è più un’ipotesi in campo”, ha tuonato l’esponente del Partito democratico, “ci sono due opzioni di modifica. La scelta con un listino dei consiglieri regionali eletti dall’assemblea dei sindaci e in alternativa un sistema francese. Ora serve compattezza nella maggioranza”.

 

Un fiume di emendamenti

E mentre parte la diatriba tra favorevoli e contrari, la Lega Nord ha depositato una marea di emendamenti, 3.806 per la precisione. “Pronti a ritirarli se ci fosse dialogo”, ha spiegato Roberto Calderoli. Ma in tutto gli emendamenti presentati sono oltre 5 mila.

Molti dei quali firmati anche da Sel e Movimento 5 Stelle. Tanto per sottolineare che le criticità vengono fuori da più parti. La riforma è stata bollata da Forza Italia come “inaccettabile”. Attendista Ncd sul sistema francese, intanto domani mattina inizia la discussione sugli emendamenti presentati. Fatto sta che i tempi si allungano ulteriormente e con l’estate alle porte i piani dell’agenda Renzi rischiano di complicarsi ulteriormente.