Si apre la partita dell’Inps per il dopo Boeri. Il leghista Brambilla in pole. Dietro le quinte il pentastellato Tridico

Nel climax di esternazioni antigovernative, da parte di Tito Boeri, in molti ormai credono che il presidente dell’Inps sia già con un piede fuori dall’istituto. Il tutto sta nel capire i tempi, visto che l’economista bocconiano scadrà tra pochi mesi, per la precisione nel febbrao del 2019. Di sicuro, al netto delle possibili tempistiche della sostituzione, per il dopo Boeri all’Inps stanno crescendo almeno due ipotesi. Una, in ballo da tempo, è quella che porta al nome di Alberto Brambilla, esperto della Lega e già sottosegretario al ministero del lavoro. La sua, neanche a dirlo, sarebbe un’opzione particolarmente gradita al Carroccio. Un ostacolo (come segnalato da La Notizia del 5 luglio scorso) potrebbe derivare dal fatto che Brambilla oggi è presidente e azionista di Social Venture srl, società che gestisce il marchio “Itinerari previdenziali” e si trova a fare consulenze per alcuni fondi pensione. Insomma, potrebbe porsi un po’ una questione di opportunità. Ma non c’è dubbio che quello di Brambilla sia il nome più forte, soprattutto se si considera che proprio ieri la poltrona di Ad della Cassa Depositi è stata assegnata a Fabrizio Palermo, giovane manager molto stimato dai grillini. Per la Lega, in pratica, si aprirebbero nuovi spazi anche ell’ente previdenziale. Però è anche vero che negli ultimi giorni, sempre in chiave post Boeri, ha cominciato a circolare il nome di Pasquale Tridico, professore di politica economica a Roma Tre e già indicato come ministro del lavoro nel governo a Cinque Stelle presentato prima delle elezioni. Lo stesso Tridico, peraltro, si dice sia ispiratore di alcune mosse a Cinque Stelle sul taglio dei vitalizi e sul recente “decreto dignità”. Boeri oggi è talmente inviso all’Esecutivo che secondo alcuni potrebbe ricevere una richiesta informale di dimissioni. A quel punto o decide di andarsene (ma sembra improbabile) o il Governo ha di fronte a sé tre ipotesi: il commissariamento dell’ente (ma sarebbe una soluzione draconiana); la riforma della governance dell’Inps, con il ripristino di un Cda (una sorta di grimaldello da usare per mettere Boeri alla porta); lasciare l’economista fino alla naturale scadenza del mandato sperando che in questi pochi mesi non crei troppi grattacapi. Di sicuro adesso è proprio intorno all’Inps che si gioca una delle partite più delicate.