Elezioni Sicilia, mezzo Pd contro l’intesa con Alfano. Il patto fra Renzi e l’ex delfino del Cav non convince

Se l’accordo non è definitivo poco ci manca. Al 90% Pd e Alternativa popolare, il partito di Angelino Alfano, andranno a braccetto alle Regionali in Sicilia

Se l’accordo non è definitivo poco ci manca. Al 90% infatti Pd e Alternativa popolare, il partito di Angelino Alfano, andranno a braccetto alle Regionali in Sicilia del 5 novembre replicando lo schema che tre mesi fa a Palermo ha portato alla rielezione di Leoluca Orlando. Certo, manca ancora l’ufficialità e ieri Gianfranco Micciché, plenipotenziario di Forza Italia sull’isola, si è detto certo che con l’ex delfino senza quid di Silvio Berlusconi “la partita è ancora aperta”. “Abbiamo deciso un armistizio fino a Ferragosto” e l’incontro di oggi con i vertici locali di FI per decidere la linea sulle alleanze “è stato spostato a dopo il 15 agosto”, ha riferito l’ex ministro. “Ho parlato con i responsabili regionali, Castiglione e Cascio – ha spiegato ancora Micciché – che mi hanno pregato di aspettare qualche giorno per ragionare e approfondire e quindi abbiamo deciso un blackout fino a dopo ferragosto”.

Al di là di come si sbroglierà la matassa, però, una cosa è certa: il patto fra il partito del Nazareno e quello del ministro degli Esteri in Sicilia (per ora privo di candidato e programma) rischia di esacerbare ulteriormente gli animi nei rispettivi schieramenti. Due giorni fa, per dire, Roberto Formigoni ha parlato chiaro: “Un’alleanza con il Pd per le elezioni siciliane avrebbe conseguenze per il partito, a cominciare dai siciliani, che non la vogliono”. In Sicilia “ci sono le condizioni per un’alleanza del Centrodestra, basata sulla generosità e sull’inclusività, ma per questo ogni componente minore deve smetterla di porre condizioni. Per noi sarebbe coerente con la nostra storia, perché abbiamo collaborato con il Pd, sì, ma come Centrodestra”. La causa della ritrosia del “Celeste” (e dell’ala lombarda di Ap che comprende pure Maurizio Lupi) è di facile individuazione: allearsi col Pd in Sicilia, magari strappando la promessa di una legge elettorale che non lasci Alfano e co. fuori dal Parlamento alle Politiche del 2018, vorrebbe dire rompere con Roberto Maroni (Lega) in Lombardia, dove i centristi sono in maggioranza e si rivota l’anno prossimo.

Pure nel Pd i mal di pancia non mancano. Sull’isola, in molti tra i dem considerano un errore far salire “Angelino” sul carro pur di “strapparlo” a Berlusconi. Anche se l’area di Andrea Orlando (Pd) si profila possibilista ma a certe condizioni. Tre giorni fa il coordinamento regionale siciliano dem che fa riferimento al Guardasigilli, capeggiato dal deputato Giuseppe Berretta, si è detto convinto che “il Pd debba essere protagonista nella costruzione di una coalizione larga, che metta insieme il civismo, la sinistra ed i moderati”. “Bisognerà capire prima di tutto se Alfano che, non è un mistero, sta cercando garanzie sul piano nazionale, ci sta, per scegliere poi un candidato condiviso”, dice a La Notizia il deputato Giuseppe Lauricella. “Altrimenti si aprirebbe la strada delle primarie di coalizione”. Sarà l’antipasto per un’alleanza Pd-Ap a livello nazionale nel 2018? “Me lo auguro. Vedremo fra sette/otto mesi, quando si voterà – risponde il parlamentare vicino a Orlando –. Ma deve essere chiaro un punto: la legge elettorale va fatta, garantendo la possibilità sia di un premio alla lista sia alla coalizione. Opzione che poi toccherà alla politica”.