Sistema di comunicazioni Muos. Adesso la guerra diventa istituzionale

di Nicoletta Appignani

Attivisti che si arrampicano sulle antenne, scontri tra manifestanti e polizia. E adesso anche il braccio di ferro tra Stato e Regione Sicilia. Ancora una volta la pietra dello scandalo è il Muos, il sistema di comunicazioni satellitari ad altissima frequenza della marina militare Usa a Niscemi. La novità infatti è che l’avvocatura dello Stato, per conto del Ministero della Difesa, ha impugnato davanti al Tar di Palermo le revoche delle autorizzazioni relative al sistema Muos e la sospensione dei lavori disposte dalla Regione, annunciate lo scorso marzo dal presidente dell’Ars Rosario Crocetta. «Si tratta di un fatto gravissimo – ha commentato il responsabile regionale conservazione natura di Legambiente Sicilia, Angelo Dimarca – lo Stato vuole forzare la mano a tutti i costi e crea un grave scontro istituzionale con la Regione. Ed è indicativo che il ricorso non sia stato presentato dalle autorità militari statunitensi ma da un ministero della Repubblica». Un atto con il quale, tra l’altro, il Ministero della Difesa chiede alla Regione Siciliana il risarcimento di un danno patrimoniale pari a 25mila euro al giorno con decorrenza dal 29 marzo 2013 e di un danno non patrimoniale da quantificare successivamente, perché “i provvedimenti della Regione incidono negativamente sui rapporti tra Italia e Stati Uniti d’America e Nato”. L’Avvocatura dello Stato evidenzia soprattutto i danni che verrebbero causati per i ritardi al lancio del satellite Muos, previsto per il 2013, il cui programma è stato affidato dagli Stati Uniti a un’azienda appaltatrice con un contratto di alcuni milioni di dollari. Una guerra aperta che rischia di indurire le proteste dei manifestanti. Perché se da un lato la realizzazione di quest’opera promette nuovi posti di lavoro, dall’altro sale la preoccupazione dei cittadini per l’area, situata all’interno della riserva naturale della “Sughereta”. Il che solleva sia problematiche di carattere ambientale, sia il timore di malattie causate dall’inquinamento elettromagnetico. Così, in attesa dell’udienza, fissata per il prossimo 10 maggio, le proteste continuano. E per domani pomeriggio è già prevista una mobilitazione davanti al Consolato Usa di Palermo.