Sky Italia al servizio dei poteri forti

Di Marco Castoro

Da quando Sky Italia ha perso i diritti della Champions League (per il triennio 2015-2018) per l’a.d. Andrea Zappia sono cominciati gli incubi. Sognare di frequente Rupert Murdoch che gli toglie la poltrona non deve essere bello. Del resto il magnate australiano ha bisogno di avere più soldi in cassa per i futuri investimenti. E Sky Italia con Sky Deutschland rappresentano la nuova macchina da soldi per le casse di Murdoch, visto che sono state vendute a BSkyB. Con il ricavato della cessione la Fox del magnate australiano si rafforza  e può continuare a puntare su Time Warner, operazione che, se andrà in porto, sarà l’acquisizione più grande nell’intera carriera del magnate dei media Rupert Murdoch.

Per Zappia c’è dunque la mission di far vedere al suo grande capo quanto Sky Italia sia bene inserita e vanti credibilità tra i poteri forti italiani. Non è un caso se SkyTg24 sia più renziano del Tg1, il tiggì per tradizione più governativo. Ma anche sul calcio Sky Italia si è schierata come nessun altro. Nella corsa alla poltronissima della Federcalcio, l’emittente satellitare ha sposato in pieno la causa di Demetrio Albertini (seppure l’altro candidato Carlo Tavecchio sia il favorito). Su Sky Sport prima un editoriale del responsabile Federico Ferri, poi un servizio di Giuseppe Simone hanno cantato le lodi di Albertini come nemmeno la mamma ha mai fatto. Addirittura è stato accostato al rottamatore delle primarie del Pd. In pratica è stato detto da Sky Sport che la gente voleva Renzi, poi invece la nomenclatura ha scelto Bersani, il quale però non è riuscito a fare il governo. Quindi se volete evitare che la storia si ripeta votate subito Albertini. Elementare Watson.

Del resto – questo lo aggiungiamo noi – l’ottimo Demetrio è il candidato della famiglia Agnelli-Elkann e John è da un po’ di tempo nel board della nuova news corp di Sky Italia. Tutto torna. Proviamo a semplificare: cari presidenti di calcio, se volete i soldi di Sky votate Albertini.

 

Rai, altro che Bbc

Dopo aver incassato l’ok del Cda a maggioranza per le linee guida del nuovo piano sul riassetto dell’informazione Rai, Luigi Gubitosi può tirare un sospiro di sollievo. Anche se il governo, per conto del sottosegretario Giacomelli, ha commentato con un significativo: si poteva fare di più. Tuttavia, guardando il piano del d.g. il giorno dopo, viene da dire altro che Bbc. Semmai vengono alla mente le analogie con il riassetto fatto da Mediaset nel 2010, quando circa 100 giornalisti, provenienti da diverse testate, furono raggruppati nell’agenzia News Mediaset. Negli anni questo accorpamento ha portato un abbattimento dei costi e un aumento delle ore di autoproduzione (13.500 nel 2013). Al pettine di Gubitosi però resta ancora qualche nodo. A Mediaset tutte le testate potevano vedere sul computer fin da subito i servizi dell’agenzia, anche se mandati in onda da altri tiggì del gruppo. Alla Rai si potrà fare? Visto che la digitalizzazione non è ancora completa. Non vorremmo vedere un giro di cassette per tutta Saxa Rubra. E sotto quale testata finiranno i programmi di infotainment? Si rischia di sprecare risorse se per ogni trasmissione ci debbano essere i dirigenti responsabili. A Mediaset il problema è stato risolto con la nascita di Videonews. E alla Rai?