Solite lobby, condono per le scommesse all’estero

di Carmine Gazzanni

Per carità: per ora è solo una possibilità. Ma, a quanto pare, decisamente concreta. Non fosse altro per il fatto che, ad annunciarlo, sono state le stesse lobby dell’azzardo. Negli ultimi giorni, infatti, diversi siti specializzati hanno “tranquillizzato” le società attive nel mondo del gioco, specificando che, al contrario di quanto previsto inizalmente nella bozza della stabilità, il Preu (Prelievo Erariale Unico) non aumenterà e, di contro, per esigenze di cassa del governo, il ministero dell’Economia sarebbe intenzionato a presentare un emendamento che permetta ai centri scommesse collegati a un bookmaker estero (e dunque privi di concessione in Italia) di operare nel nostro Paese. Tutto questo tramite una piccola sanatoria di soli 10mila euro che consenta ai centri scommesse di lavorare in Italia fino al 2016.

PAGHI UNO, GUADAGNI CENTO
Insomma, festa grande per le lobby: non solo non subiranno un aumento dei prelievi, ma addirittura per coloro che oggi operano illegalmente, si renderà possibile rientrare nel legale al modico prezzo di 10mila euro. A lanciare l’allarme è stato, ieri, il senatore M5S Giovanni Endrizzi. Il rischio, in effetti, è più che concreto dato che, come dichiarano i parlamentari M5S, a LaNotizia, “il governo non ha ancora smentito la cosa”. Non appena il testo, licenziato dalla Camera, approderà in Commissione al Senato, qualche longa manus dunque potrebbe inserire l’emendamento ad hoc. Un emendamento, peraltro, di cui potrebbero godere in tanti. Secondo gli ultimi dati, infatti, sono oltre seimila i centri di scommesse privi di concessione statale. Un dato sconvolgente se si considera che i “legali” sono solo 3.500. Senza dimenticare poi, l’entità della cifra: 10mila euro. Briciole, in confronto ai guadagni – leciti – che si apriranno dinanzi ai vari centri. Come pagare uno per poi guadagnarne cento.

LE RAGIONI
Ma ecco la domanda: com’è possibile che lo Stato possa permettere un tale scempio? La risposta è semplice: c’è l’esigenza di fare cassa. Le promesse di Matteo Renzi hanno un costo e i soldi da qualche parte bisogna pur trovarli. In un primo momento, come detto, si era pensato all’aumento del Preu che sarebbe passato dal 12,7% di oggi al 17,7. Ciò avrebbe significato un incasso di circa 2 miliardi. Peccato che immediate si sono alzate le proteste delle concessionarie secondo le quali ci sarebbe il rischio del crollo del mercato del gioco. In altre parole: se si alza il prelievo su slot e videolottery, dicono le concessionarie, potrebbe calare il gioco stesso e, dunque, lo Stato potrebbe incassare meno a causa di un minor gettito. Un ragionamento che, pare, abbia convinto anche Pier Carlo Padoan. Molto più conveniente, allora, seguire la via della sanatoria da cui lo Stato recupererebbe 500 milioni già entro il 2015 (oltre alla multa, infatti, i centri verserebbero l’imposta unica per gli esercizi precedenti in due comode rate). Come dire: è la Ragion di Stato. E delle lobby.

@CarmineGazzanni