Solo il Congresso salverà il Pd. Ma Renzi ora teme la sfida. Parla Boccia: se Matteo è così forte perché teme l’assemblea?

Il congresso s’ha da fare. Su questo il dem Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, non ha dubbi

Il congresso s’ha da fare. Su questo il dem Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, non solo non ha dubbi ma continua a martellare il segretario del suo partito. Anzi, proprio sul tema congressuale, la critica a Renzi si fa più dura: “Invece di consentire alla nostra comunità di discutere quanto è accaduto in questi tre anni e mezzo di segreteria e tre di governo, rassegnando le dimissioni e anticipando il congresso, Renzi dal 5 dicembre, giorno dopo il risultato referendario, è stato ossessionato da una sola cosa: il voto. Indipendentemente dal bene dell’Italia”, ha detto a La Notizia. Prima di rincarare la dose: “Insomma, ha messo se stesso davanti al Paese”.

Difficile che cambi idea. Non a caso avete promosso la raccolta interna di firme.
Se i sondaggi danno Renzi vincente, allora perché non fare il congresso?

Ecco, appunto, Per quale ragione, paura di competitor come Michele Emiliano?
Potrebbe essere. Emiliano, d’altronde, parla alla gente mentre Renzi si rivolge all’establishment. Ma il problema è più ampio.

Si spieghi.
Renzi sconta decisioni prese sulla base di intuizioni estemporanee che hanno senso in campagna elettorale ma quando governi diventano una roulette russa. Insomma paga un respiro corto su tutto. Ecco perché, appena la sua corsa si è arrestata, è entrato in crisi.

Da fuori, però, tra chi chiede il congresso, chi punta alle primarie e chi al voto, l’immagine del Pd è di un partito in cui ognuno persegue solo i propri interessi.
A maggior ragione la svolta è il congresso, un momento centrale del processo democratico che sarebbe apprezzato dagli italiani. Con tanto di primarie finali. Anche perchè volerle fare senza congresso significa barare. Non ha senso quindi avere paura di un appuntamento come questo. Tranne per alcuni, ovviamente.

A chi si riferisce?
A tanti che avrebbero difficoltà a entrare nei nostri circoli e sostenere le ragioni di un’alleanza strategica con Ala o Ncd. Magari è facile nei talk show ma non davanti agli iscritti.

Eppure Orfini sull’alleanza con Alfano è stato netto.
Orfini ha sempre avuto le sue idee. Ciò che non ho condiviso di lui è stato il fatto che a un certo punto è diventato il presidente del segretario. E invece doveva essere presidente di tutti.

Sta di fatto che il Pd ora più che mai è balcanizzato. Le correnti sono tutt’altro che rottamate?
L’uomo solo al comando quando è andato in difficoltà ha tagliato lui personalmente la legna per riattivare i caminetti. Solo che con la nostra base non funzionano. I democratici, e lo stiamo vedendo con la raccolta delle firme, ora più che mai vogliono partecipare alle scelte.

Quali sono gli errori più gravi compiuti da Renzi?
A parte la riforma costituzionale e la linea ondivaga tenuta in Ue, su scuola, enti locali e banche non ha avuto un disegno di lungo respiro.

A proposito di banche, al decreto Salvarisparmio che voto dà?
Non più di sei. Sulla lista dei debitori serviva più coraggio. Era giusto che gli italiani sapessero chi sono coloro che non hanno restituito le somme richieste dalle banche, soprattutto se operano ancora.

Lo Stato, da prossimo azionista di maggioranza di Mps, dovrebbe rimuove il management?
Il management dovrebbe rimettere le deleghe sul tavolo di Padoan. E il ministro, a sua volta, cercarne uno abituato sì a guidare banche, ma nell’interesse del Paese.

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