Spartite Iva. La riforma di Poletti è già bocciata dal Pd, e la palla passa alla Legge di Stabilità

Era nata per fare una rivoluzione, ma rischia di fare manutenzione. La proposta di legge di Poletti su Partite Iva e lavoratori autonomi è già bocciata.

Era nata per fare una rivoluzione, ma rischia di fare appena manutenzione. La proposta di legge per dare nuove regole e tutele ai lavoratori autonomi non è ancora approdata in Aula al Senato, e già crea malumori nella maggioranza. Perché, cambia poco o nulla per le Partite Iva,  in particolare sul tema del sistema previdenziale. Ma anche sulla definizione di lavoro agile  ci sono dubbi sulla definizione individuata. Eppure il provvedimento è rimasto fermo al Senato per molti mesi: non è certo mancato il tempo per ripensarlo”. Ma la discussione è stata messa in agenda soltanto a fine luglio, quando la commissione Lavoro di Palazzo Madama lo ha preso in esame. Nella prossima settimana dovrebbe essere sottoposta all’assemblea. Ma l’attuale formulazione ha incontrato critiche anche nel Partito democratico. Anche se il relatore Maurizio Sacconi (Area popolare) difende il compromesso finale: “Si tratta di buon testo nelle condizioni date. Contiamo di dare un aiuto alle professioni per evitare il costante impoverimento dei loro redditi”.

OBIETTIVI AMBIZIOSI – Il testo di legge era stato firmato e presentato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con toni trionfalistici. Il provvedimento si poneva due ambiziosi obiettivi: “costruire un sistema di diritti e di welfare moderno capace di sostenere il presente e di tutelare il futuro”, e introdurre “modalità flessibile di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato, finalizzata a regolare forme innovative di organizzazione del lavoro, agevolando così  la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Una rivoluzione totale, insomma.

DUBBI NELLA MAGGIORANZA – Ma la senatrice del Pd, Erica D’Adda, a La Notizia, illustra tutte le sue perplessità: “C’è una mancanza di visione su quello che era un testo di straordinaria importanza”. Le critiche si concentrano anche sul modo in cui si è arrivati al testo: “Si ragiona con una mentalità un po’ vecchia, è venuto meno un approccio moderno”. In particolare non ha convinto la definizione di smart working. “Serviva un maggiore coraggio per migliorare la situazione dei lavoratori autonomi, lo dico da donna di sinistra. Invece la montagna ha partorito un topolino”, sentenzia D’Adda. Il collega di maggioranza Sacconi è però di tutt’altro parere: “Nel testo abbiamo specificato cos’è lo smart working, che consente di svolgere un lavoro per obiettivi e cicli e non più per ordini gerarchici. Questa è solo una modalità di organizzazione, non una nuova tipologia di contratto”.

ATTESA GOVERNO – La posizione, assunta pubblicamente da Erica D’Adda, non è isolata nel Pd. Anzi. Una buona parte del gruppo al Senato avrebbe preferito una legge più incisiva. “Alla fine abbiamo dovuto accettare una serie di compromessi per equilibrismi nella maggioranza”, spiega una fonte dem. Uno dei problemi più sentiti riguarda il sistema previdenziale dei lavoratori autonomi. E Sacconi ammette che alcune questioni sono state prese in mano dal Governo. “Nella Legge di Stabilità ci saranno interventi sulla gestione separata per le professioni non ordinistiche e la riduzione della platea di chi deve pagare l’Irap”, spiega il senatore di Ap. Ma Sacconi conferma anche un impegno preciso: “Il Governo vuole anche ridurre il prelievo fiscale”.

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