Stadio della Roma, la Procura ha chiuso l’inchiesta. In venti rischiano il processo. Ci sono Parnasi, Lanzalone, Civita e Palozzi

Ancora in corso l'inchiesta sui finanziamenti illeciti elargiti da Parnasi ai partiti

La Procura ha chiuso l’inchiesta sulla costruzione del nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle. L’avviso di conclusione delle indagini, atto che precede la richiesta di rinvio a giudizio, è stato notificato a 20 indagati, tra i quali l’imprenditore di Eurnova, Luca Parnasi, l’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Adriano Palozzi, l’ex assessore regionale dem Michele Civita e il soprintendente ai beni culturali di Roma, Francesco Prosperetti. Il pm Barbara Zuin e il procuratore aggiunto Paolo Ielo, che hanno coordinato le indagini, ipotizzano, a seconda delle posizioni, i reati di associazione a delinquere, corruzione e finanziamento illecito.

L’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato anche a cinque collaboratori di Parnasi, Luca Caporilli, Giulio Mangosi, Nabor Zaffiri, Gianluca Talone e Simone Contasta, a Davide Bordoni, consigliere comunale di Forza Italia, Vanessa Aznar Ababire, amministratrice formale della Pixie Social Media srl, di cui Palozzi era amministratore di fatto, Daniele Leoni, funzionario del Dipartimento urbanistica del Comune di Roma, Giampaolo Gola assessore allo sport del X Municipio, l’architetto Paolo Desideri, il commissario straordinario dell’Ipa, Fabio Serini, Luciano Costantini, dello studio Lanzalone, e a Stefano Sonzogni, Mariangela Masi e a Claudio Santini, ex capo di Gabinetto al Mibact.

Parnasi e i suoi collaboratori, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, avevano messo in piedi “una associazione a delinquere allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la Pubblica Amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo Stadio della Roma e legati ad altri progetti imprenditoriali riconducibili all’operatività del sodalizio”. Gli inquirenti ritengono che l’imprenditore e il suo staff abbiano “avvicinato pubblici ufficiali” e “compiuto operazioni di intermediazione illecita” con la “promessa e/o dazione di denaro e di altre svariate utilità”.

Ancora aperto il filone dell’inchiesta sui finanziamenti illeciti ai partiti e, in particolare, ai soldi che Parnasi ha ammesso di avere versato alla fondazione Eyu, legata al Pd, e all’associazione Più Voci, vicina alla Lega. Episodi che sono ancora oggetto di riscontri da parte degli inquirenti, anche alla luce dei contenuti dei più recenti interrogatori resi dall’imprenditore. Indagini in corso anche sul conto di Paolo Ferrara, l’ex capogruppo pentastellato in Campidoglio, autosospesosi, accusato di aver ricevuto presunti favori da Parnasi. La Procura ha chiesto, infine, l’archiviazione delle posizioni che riguardano il presidente del Coni, Giovanni Malagò, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Roma, Mauro Vaglio, e l’avvocato Daniele Piva.