Stato-mafia, pubblicato il verbale di Napolitano

dalla Redazione

“Ricatto o addirittura pressione a scopo destabilizzante di tutto il sistema”, in questo modo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha risposto al pm di Palermo Nino Di Matteo, nel corso dell’udienza del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Pubblicato l’interrogatorio al capo dello Stato, il primo in assoluto a essere interrogato da una Corte al Quirinale. I pm gli gli hanno chiesto quali furono “le valutazioni” istituzionali dopo gli attentati di mafia a Roma, a Firenze e, nella notte tra il 27 e il 28 luglio del 1993, contemporaneamente in via Palestro a Milano, e a San Giovanni Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma. E Napolitano ha risposto: “La valutazione comune alle autorità istituzionali in generale e di governo in particolare fu che si trattava di nuovi sussulti di una strategia stragista dell’ala piu’ aggressiva della mafia, si parlava allora in modo particolare dei corleonesi, e in realtà quegli attentati, che poi colpirono edifici di particolare valore religioso, artistico e così via, si susseguirono secondo una logica che apparve unica e incalzante, per mettere i pubblici poteri di fronte a degli aut-aut, perché – prosegue Napolitano – questi aut-aut potessero avere per sbocco una richiesta di alleggerimento delle misure soprattutto di custodia in carcere dei mafiosi o potessero avere per sbocco la destabilizzazione politico-istituzionale del paese e naturalmente era ed e’ materia opinabile. Comunque non ci fu assolutamente sottovalutazione”.