Stop del Senato ai vitalizi. Ultimo colpo dei 5S alla casta. Parla Castaldi: “Vinta una lunga battaglia. E’ una misura di equità senza intenti punitivi”

Il parlamentare M5S non teme ricorsi. Assegni da ricalcolare in base ai contributi effettivamente versati

A Palazzo Madama, per il Movimento 5 Stelle, la giornata è di quelle storiche. Dopo la Camera, arriva il via libera anche al Senato alla delibera che taglia retroattivamente i vitalizi degli ex parlamentari. Una scure che, a partire dal primo gennaio 2019, alleggerirà i trattamenti pensionistici, decisamente large se rapportati ai contributi versati, tra il 30 e il 70 per cento (16 milioni l’anno il risparmio stimato). “Siamo soddisfatti, è stato fatto un buon lavoro”, esulta Gianluca Castaldi, che il dossier dei vitalizi lo ha seguito in prima linea, in qualità di segretario del Consiglio di presidenza.

Per voi M5S è l’epilogo di una battaglia iniziata nel 2013, quando siete entrati in Parlamento per la prima volta…
“Una battaglia, quella contro i vitalizi e più in generale contro i privilegi della casta, iniziata in realtà addirittura prima, durante i tanti V-Day in giro per l’Italia. E oggi possiamo dire di averla vinta”.

Una vittoria piena visto che il Senato ha approvato la stessa delibera della Camera. Perché era così importante per voi che i due provvedimenti fossero identici?
“Per garantire uniformità di trattamento a tutti gli ex parlamentari. Anche tenendo conto dei numerosi casi di quanti hanno rivestito e rivestiranno in futuro sia la carica di deputato che di senatore”.

In che senso?
“Come noto, ad erogare la pensione provvede l’ultima Camera di appartenenza, rivalendosi però pro quota, per gli anni di mandato svolti nell’altra, sull’altro ramo del Parlamento. Delibere diverse avrebbero complicato il calcolo degli assegni. Oltre a creare inevitabili disparità di trattamento tra ex deputati ed ex senatori che, invece, avessero svolto tutti i mandati in un’unica Camera. Tutte incongruenze che avrebbero costituito motivo per futuri ricorsi”.

A proposito di ricorsi, alla Camera ne sono già arrivati oltre mille. è facile aspettarsi che anche al Senato pioveranno a raffica. Siente preoccupati?
“Assolutamente no. Anche perché la delibera non ha alcun intento punitivo, come molti ex parlamentari hanno lamentato. Ma persegue piuttosto ragioni di equità. Si interviene, del resto, sulle pensioni ingiustificate di chi ha percepito finora assegni del tutto sproporzionati rispetto ai contributi effettivamente versati. Peraltro prevedendo delle salvaguardie”.

E quali sarebbero?
“Innanzitutto, una soglia minima di 980 euro lordi al mese al di sotto della quale non si potrà scendere. E una soglia massima, pari all’attuale importo del mensile, nei casi in cui il ricalcolo contributivo, vista la lunga militanza parlamentare, comporterebbe l’aumento dell’assegno. Inoltre si prevede la possibilità di integrare la somma spettante al titolare del vitalizio che versi, ad esempio, in gravi condizioni di salute”.

I ricorsi, però, arriveranno lo stesso ne è consapevole?
“Facciano pure. Francamente non vedo dove sia l’ingiustizia”.