Storica apertura del Comitato olimpico internazionale: i videogiochi sono sport. Non è escluso un futuro olimpico, ma occhio a doping e scommesse

Giocare ai videogame a livello agonistico può essere considerata un’attività sportiva a tutti gli effetti. È quanto ha spiegato il Cio in una nota

Giocare ai videogame a livello agonistico può essere considerata un’attività sportiva a tutti gli effetti, ma per diventare discipline olimpiche devono adeguarsi ai valori delle Olimpiadi e di dotarsi di controlli antidoping.

È la sintesi della decisione presa oggi dal Comitato olimpico internazionale dopo il summit di Losanna. “Gli E-sports – ha scritto nel comunicato il Cio – possono essere considerati un’attività sportiva, e i giocatori coinvolti si allenano con un’intensità che può essere assimilata a quella degli atleti delle discipline tradizionali”. Quello dei videogame a livello agonistico è un mondo che, ammette il Cio, è in forte crescita. “In particolare fra i giovani dei vari Paesi, e ciò può essere la base per progressivo coinvolgimento nel movimento olimpico”. Nella nota viene inoltre auspicato che il Comitato avvii un canale di dialogo con l’industria dei videogiochi e con i soggetti interessati per conoscere meglio questa disciplina e ridiscuterne, eventualmente, a tempo debito.

Nella nota il Comitato olimpico internazionale ha però sottolineato la necessità come per essere considerate “sportive” a tutti gli effetti questo genere di attività debbano fare i conti con doping e scommesse. Da quando sono nati i tornei di E-sport, doping e scommesse sono la loro vera piaga. In questi tornei ragazzi di 15-25 anni si sfidano anche per 6/12 ore. E molti giovani giocatori nel corso degli anni ha ammesso di fare un uso eccessivo di energy drink o Adderall, un farmaco usato contro i deficit di attenzione. Di contro la Esl, società organizzatrice di alcuni tra i tornei più importanti, ha promosso la World Esports Association, un’organizzazione che si occuperà di definire le regole del settore (pure in tema di antidoping).

Ma anche le scommesse sono una pratica oramai spesso associata alle competizioni. Come sottolineato dalla UK Gambling Commission, le puntate negli E-sport presentano “rischi e necessità simili ad altre forme di competizioni”, come quello di “truccare le partite”. Servono quindi licenze per gli intermediari e divieti per i minori.