Striscioni e manette

di Alessandro Ciancio

Le manette esibite in Aula dal deputato leghista Gianluca Buonanno (espulso martedì per aver detto che «il Pd è complice dei mafiosi») non sono riuscite a bloccare Montecitorio, che ieri ha dato il via libera in prima lettura alla conversione del decreto Carceri con 296 voti favorevoli, 183 contrari e 2 astenuti. Il testo passa ora all’esame del Senato, che dovrà approvarlo entro la scadenza del 21 febbraio. Si è così concluso a Montecitorio il primo round del duro ostruzionismo sul provvedimento ingaggiato da M5S, Fratelli d’Italia e Carroccio, che ieri ha scatenato l’ultima bagarre esibendo uno striscione con la scritta «Criminali in galera». La presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti (Pd) ha invece espresso la sua soddisfazione per l’approvazione di un testo che considera «un altro passo avanti verso carceri più vivibili e detenzioni più dignitose. Credo che questo decreto, che si aggiunge agli altri interventi strutturali già approvati o in via di approvazione come la messa alla prova e la riforma del cautelare sarà una buona carta da giocare in sede europea dopo la sentenza ‘Torreggiani’ per evitare la procedura di infrazione e l’esborso di vari milioni di euro». La maggioranza è insomma convinta di aver raggiunto un buon punto di equilibrio tra garanzie umanitarie ed esigenze di sicurezza e ribatte alle accuse dell’opposizione: nessun cedimento nei confronti dei delitti gravi e di mafia, nessun indulto mascherato, nessuna liberazione automatica. Una tesi rispedita al mittente dal pentastellato Andrea Colletti («Questo provvedimento è come l’indulto del 2006, fra qualche mese avremo la stessa identica emergenza») e dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni («Tre svuota carceri in un anno dal governo Letta. Tre schiaffi ai cittadini onesti e alle vittime. Alla faccia della certezza della pena. Vergogna»). Critiche al decreto sono arrivate anche da Forza Italia, ma per motivi opposti. Per la pattuglia azzurra, infatti, «occorre mettersi in testa che gli unici provvedimenti utili per il Paese sono indulto e amnistia». Per una volta Sel è parsa in sintonia col partito di Berlusconi, dal momento che «questo testo – ha osservato il vendoliano Daniele Farina – contiene soltanto ritocchi che non svuotano alcunché. I miei colleghi hanno perso la voce a furia di parlare di indulto e amnistia mascherati… Forse hanno sbagliato aula e provvedimento, forse pensavano a qualche Paese più civile».