Sui migranti Brunetta dà lezioni a Boeri: “Più costi che benefici”. L’ex ministro di FI smonta i dati Inps. Pochi immigrati versano contributi

Brunetta non ha dubbi: “Mi spiace contraddire Tito Boeri, ma il rapporto costi-benefici dell’immigrazione in Italia è totalmente squilibrato sui costi”

“Mi spiace contraddire Tito Boeri, ma il rapporto costi-benefici dell’immigrazione in Italia è totalmente squilibrato sui costi”. Renato Brunetta, deputato di lungo corso e tra gli estensori del programma economico di Forza Italia, dice la sua sul tema del momento, puntando il dito contro il Presidente dell’Inps.

Come fa ad esserne così sicuro?
“Facendo un po’ di conti, gli immigrati in Italia sono, ad oggi, all’incirca 5 milioni. Di questi, circa un milione sono irregolari, non hanno il permesso di soggiorno e, in quanto clandestini, non possono neanche lavorare  regolarmente. Poi, a questi dobbiamo aggiungere una quota consistente di immigrati formata dai familiari a carico, e quindi per ragioni di età, o perché troppo giovani, o perché troppo anziani, gente che non lavora, pesando però sul nostro welfare. Questo per quanto riguarda gli irregolari. Ma anche nella parte di popolazione attiva e regolare ci sono disoccupati o gente che risulta disoccupata e che lavora in nero. Di conseguenza, andando a vedere nel dettaglio, solo una parte minoritaria degli immigrati ha un posto di lavoro regolare e contribuisce veramente alla ricchezza del Paese”.

Ma secondo lei c’è un modo per far emergere il lavoro nero degli irregolari? Magari con una legge sul tema o una sanatoria, come del resto fece in passato il centrodestra…
“Diventano italiani 200mila extracomunitari all’anno. Il nostro è un Paese accogliente, che macina, assimila, accoglie. Spesso poi, si trovano anche delle chicche divertenti, come immigrati che hanno le carte in regola per avere la cittadinanza, ma che evitano di prenderla perché poi dovrebbero cominciare a pagare le tasse”.

A proposito di tasse, cambiando argomento, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha detto che la riduzione delle tasse e il reddito di cittadinanza andranno di pari passo. Secondo lei è possibile che riescano ad essere varati contemporaneamente?
“E’ ammirevole l’equilibrismo di Tria. Parafrasando i capocomici del dopoguerra direi: ‘Bambole qui non c’è una lira’. Occorre trovare 14 miliardi di euro solo per neutralizzare l’aumento dell’Iva. Qualcuno spera che i soldi arrivino dalla flessibilità che ci darà l’Unione Europea, altrimenti sarà un disastro. Impensabile poi anche alleggerire la Legge Fornero e si figuri se ci sono risorse per il reddito di cittadinanza”.

Ma qualcosa dovranno pur inventarsi, non crede?
“Al massimo possono aumentare di qualche centinaia di milioni il reddito di inclusione fatto dalla sinistra che ha già un impianto. L’unica cosa seria che si potrebbe fare è la Flat Tax, ma nella formula hard, al 23% che volevamo noi nel programma di centrodestra, con coperture date da un pari taglio delle tax expenditures e cioè dalle deduzioni e detrazioni fiscali”.

Il Governo ha varato il dl dignità. Come lo giudica?
“Io lo definirei un vuoto cosmico masochistico. Si tratta di mera propaganda, fuori sincrono con gli andamenti dell’economia. In sostanza produrrà contenziosi e nessun rinnovo di contratti a termine in scadenza, perché gli imprenditori sanno benissimo che se inseriscono una causale in contratti del genere, questi  poi verranno impugnati dai lavoratori. Ne consegue che nessun datore di lavoro, sano di mente, rinnoverà i contratti in questo modo”.