Sul ponte sventola bandiera rossa

di Maurizio Grosso

Altro che tutela dei lavoratori e pressing sul governo affinché migliori i contenuti della legge di stabilità e del Jobs Act. In realtà la Cgil si sta “apparecchiando” in bel ponte dell’Immacolata. Ieri la segreteria del sindacato, guidato da Susanna Camusso, ha proposto al direttivo uno sciopero generale per il 5 dicembre. Calendario alla mano, si tratta di un venerdì, naturalmente seguito dal week end del 6 e del 7 dicembre. A sua volta seguito dal lunedì di festa. Insomma, davvero un bel ponte, architettato anche per evitare un possibile flop della manifestazione. Il tutto per un clamoroso autogol da parte di un sindacato che certo non gode in questa fase di grande fortuna presso l’opinione pubblica.

LA DECISIONE
In programma, ad ogni buon conto, ci sarebbero 8 ore di astensione dal lavoro per protestare contro legge di Stabilità e Jobs Act. La decisione della Cgil rischia però di spaccare il fronte sindacale. Nella mattinata di ieri, infatti, era arrivata la convocazione a Palazzo Chigi delle parti sociali per il 17 novembre. Una decisione maturata dal ministro per la Pubblica amministrazione, Marianna Madia, dopo la manifestazione degli statali sabato scorso. Una mossa che dalla Uil viene intepretata come “un’apertura del governo”, per usare le parole del segretario generale aggiunto, Carmelo Barbagallo, che poi ha detto: “Ho fatto bene a chiedere di aspettare” a proclamare lo sciopero generale. Barbagallo, infatti, aveva chiesto alla Cgil di non indicare una data per l’eventuale sciopero e di procedere alla mobilitazione insieme agli altri sindacati. Non abbastanza però per il sindacato di Corso Italia, che ha deciso di accelerare dopo aver portato in piazza 100 mila dipendenti pubblici e aver definito dilettantesco il governo. Lo sciopero è stato quindi convocato alla vigilia del ponte dell’8 dicembre, con codazzo di ironie e polemiche sul web. Alla notizia ha reagito anche il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: “Ho già detto in passato che rispetto alla legge di Stabilità e al Jobs Act non credo ci siano i motivi per indire uno sciopero. Ma questa è una responsabilità e compete al sindacato”.

LE REAZIONI
Di sicuro sullo “sciopero-ponte” ieri si è scatenata l’ironia. Durissima la reazione dai vertici del Pd, con il membro della segreteria Ernesto Carbone che su Twitter assesta un doppio colpo alla convocazione: “E’ questa l’idea che ha la Cgil di uno strumento così importante come lo sciopero?” Qualche minuto dopo il sindacato ha provato a rispondere proponendo ironicamente l’hashtag #PonteMagari: “Lavoratori, pensionati, disoccupati, precari sono in forte difficoltà economiche e di prospettive. Per questo scioperano”, ha scritto la Cgil. In un altro tweet il segretario generale Serena Sorrentino ha fatto notare che “il venerdì è lavorativo, sabato è lavorativo, 8 è lunedì. Lo sciopero è un costo e una scelta”. Ma più fragile così la dofesa non poteva essere.