Sul taglio Irpef

di Fausto Cirillo

La storia dei grandi bluff è lastricata di continui rilanci. E regge fino a quando l’imbonitore di turno riesce a mantenere una fascinazione collettiva agitando davanti alle telecamere la versione aggiornata dell’italico libro dei sogni. Per questo la conferenza stampa di Matteo Renzi a palazzo Chigi verrà ricordata a lungo come un pericoloso azzardo nella storia della comunicazione politica: solo se riuscirà a mantenere almeno la metà delle sue solenni promesse a colpi di slide potrà infatti salvare se stesso, il suo partito e la sua maggioranza dai contraccolpi micidiali della disillusione. Un obiettivo che non è affatto scontato, dal momento che molto di quello che ieri è stato annunciato manca non solo di una chiara copertura economica ma soprattutto di una tempistica adeguata. Deve essersene accorto anche lo stesso premier che ieri, tornando sul taglio venturo dell’Irpef a una vasta platea di lavoratori dipendenti, è stato costretto a precisare: «Mi sono impegnato a mettere entro il primo maggio dieci miliardi di euro nelle buste-paga dei dieci milioni di italiani che guadagnano meno di 25mila euro l’anno; e lo farò. Se vediamo che i tempi slittano non esiterò un attimo a farlo davvero, il decreto legge». Come un Enrico Letta qualsiasi, insomma.
Nel frattempo Renato Brunetta gli ha nuovamente rinfacciato una pericolosa approssimazione. «Quelle di Renzi – ha spiegato il capogruppo alla Camera di Forza Italia – sono ancora delle idee non sono provvedimenti. In ogni caso bisogna dire una cosa al presidente del Consiglio: che noi siamo in Europa, in Europa c’è un semestre europeo in cui il bilancio italiano deve essere approvato a livello europeo, tra maggio e giugno. Quindi prima di quella data non sarà possibile fare alcun provvedimento di taglio delle tasse, proprio perché non abbiamo l’ok dell’Europa. Ce l’ha riconfermato anche stamattina Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea. Allora noi abbiamo sfidato Renzi. Vuoi veramente dare uno shock all’economia italiana? Siamo d’accordo con te, ti sfidiamo però a farlo seriamente all’interno delle regole europee, altrimenti vai a sbattere».

Padoan tace
Ne è convinto anche il coordinatore di Fratelli d’Italia Guido Crosetto, che considera l’obiezione di Brunetta «tutt’altro che pretestuosa. Lasciando da parte l’amara considerazione che la superficialità sulle coperture rischia tra un anno di far pagare con gli interessi a tutti i cittadini quello che per motivi elettorali il governo da’ oggi, i tempi indicati per gli interventi sono incompatibili con le prassi previste dal Def e dalle previsioni di finanza pubblica cui gli interventi legislativi devono ancorarsi. Vogliono questa Europa e purtroppo allora devono rispettarne le regole, anche quando sono assurde». Sembra pensarla così anche il ministero dell’Economia e delle Finanze (significativamente imbottito di alti dirigenti fino a ieri a fianco dell’ex premier Letta) che non ha ancora voluto dare una certificazione esatta dei numeri presentati dal premier. «A titolo di esempio – continua Brunetta – facciamo un calcolo sullo scambio proposto tra aumento della tassazione del risparmio e sgravio Irap alle imprese. Dai dati dell’Agenzia delle Entrate risulta che, con l’aliquota del 20%, nel 2013 il gettito derivante dalle imposte sugli interessi da azioni e obbligazioni e sui capital gains è stato pari a circa 13 miliardi. Portando l’aliquota al 26%, come dice di voler fare Renzi, si reperiscono risorse per non più di 780 milioni (6% di 13 miliardi). Come si giunga alla cifra indicata dal presidente del Consiglio (2,6 miliardi) rimane un grande mistero». Un mistero che andrà chiarito al più presto, insieme a tanti altri.