Super holding Protezione Civile. Finanzia 60 enti per studi e dossier e ora deve sborsare 7 milioni per controllarne le spese

di Stefano Sansonetti

Spendere è facile. Ma andare a verificare quanto si è speso, e per cosa, è tutt’altro che semplice. Ed è soprattutto costoso. Sembra saperne qualcosa la Protezione civile, che è disposta a sborsare la bellezza di 7 milioni di euro per verificare tutta una serie di uscite che ruotano intorno al Dipartimento, oggi guidato da Angelo Borrelli (nella foto). Ma cosa si cela dietro questa maxi revisione contabile? Per capirlo occorre addentrarsi nei meandri della funzionamento della Protezione civile, non sempre inquadrato in tutte le sue sfumature. Si dà infatti il caso che il Dipartimento, dipendente da Palazzo Chigi, operi anche attraverso un nutrito gruppo di organismi, pubblici e privati, che rientrano nella categoria dei cosiddetti “centri di competenza”.

Il dettaglio – Oggi sono almeno una sessantina, ma nel corso del tempo sono aumentati dopo provvedimenti firmati dai predecessori di Borrelli, ovvero Franco Gabrielli e Francesco Curcio. In sostanza i centri di competenza aiutano la Protezione civile sfornando dati, elaborazioni e contributi tecnico-scientifici per pianificare le varie attività sul territorio. Queste strutture funzionano grazie ai finanziamenti erogati dalla stessa Protezione civile e regolati da appositi accordi e convenzioni. Ma è chiaro che, tra un accordo e l’altro, i flussi di denaro che prendono la strada dei centri siano piuttosto consistenti. Negli elenchi più aggiornati alcuni centri di competenza sono ovvi interlocutori della Protezione civile. Tra gli altri ci sono l’Aeronautica (servizi metereologici), l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), l’Asi (Agenzia spaziale italiana), l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche).

Poi ci sono sigle un po’ meno messe a fuoco dai radar dell’informazione: Inea (Istituto nazionale di economia agraria), Isac (Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima), Aineva (Associazione interregionale neve e valanghe), Imaa (Istituto di metodologie per le analisi ambientali), Irsa (Istituto di ricerca sulle acque), Irc (Istituto ricerche sulla combustione), Irea (Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente), Igag (Istituto di geologia ambientale e geoingegneria), Ibimet (Istituto di biometereologia). Ma il conto sale se si considera che tra i centri di competenza ci sono anche la Arpa regionali (Agenzie per la protezione ambientale), diverse Autorità di bacino e gli Enti regolatori dei grandi laghi alpini. Nel mucchio, per dire, è finita in tempi recenti pure la Scuola di management dell’Università Bocconi.

Bilancio – Ora, il bilancio complessivo della Protezione civile, almeno a stare agli ultimi dati di previsione del 2017, ammonta a 380 milioni, di cui circa 80 rappresentano le spese di funzionamento. Ovvio che all’interno di questo calderone sia complicato mettere a fuoco tutte le uscite. Per questo la Protezione civile, appoggiandosi alla Consip, ha lanciato una procedura per appaltare a una società “la revisione contabile dei rendiconti delle spese” dei singoli centri di competenza. Ma nel servizio la magna pars sarà occupata dalla revisione delle spese sostenute dal Dipartimento attraverso l’Fsue (Fondo solidarietà dell’Unione europea), usato per far fronte alle calamità naturali. Insomma, si spendono tanti soldi per funzionare, ma a valle si sborsano tanti soldi anche per controllare come si è speso.

Twitter: @SSansonetti