Surplus commerciale, Berlino se ne frega dell’Europa

di Sergio Patti

L’Europa va bene quando applica il rigore a chiunque, tranne ai tedeschi. Ha dell’incredibile la reazione del cancelliere tedesco Angela Merkel dopo l’avvio di una procedura d’infrazione da parte di Bruxelles per l’eccesso di surplus commerciale. La Germania – ha detto ieri il capo del governo di Berlino – “è riuscita a uscire bene dalla crisi e ora è sotto sorveglianza a Bruxelles per l’entità del suo surplus commerciale. Si può vedere come sono i trend dei consumi e della produzione nel Paese ma sarebbe assurdo ridurre la produzione e la qualità dei nostri prodotti per andare incontro alle richieste di Bruxelles”. Un avviso chiaro e tondo, pronunciato ieri dal cancelliere tedesco, aprendo a Berlino il Fuehrungstreffen Wirtschaft 2013 organizzato dal quotidiano Sueddeutche Zeitung.

Nessuna solidarietà
“Non è possibile assolutamente – ha detto Merkel, con un’ovazione dalla platea – ridurre artificialmente il grado di competitività raggiunta dalla Germania” e, per questo, sarebbe meglio “non porsi il problema guardando soltanto le cose dal punto di vista europeo ma guardare anche alle grandi sfide della competitività a livello globale, andando al di là dei nostri confini”. Parole che dicono tutto su come la Germania ha tratto ogni possibile vantaggio dalle norme restrittive europee e soprattutto dalla moneta comune, ma se c’è da rispettare loro quelle poche regole messe a salvaguardia dei partner non esitano a rispondere picche.

Rigirata la frittata
Il commercio intraeuropeo “è la base del nostro export e per questo la Germania può andare bene solo se anche l’Europa va bene. Abbiamo, quindi, un interesse nazionale, a che l’Europa si riprenda e trovi più crescita”, ha aggiunto la Merkel, provando a girare la frittata. Come se non è colpa dei tedeschi se stracciano tutti con il loro surplus commerciale, ma è colpa degli altri paese che non riescono a sare al passo con Berlino. Una posizione che ha dell’ibcredibile se solo si considera che da anni i tedeschi finanziano il loro Stato e le imprese a tassi vicini allo zero, se non negativi, mentre tutta l’Europa mediterranea deve pagare uno spread che alza i tassi a livelli insostenibili e aumenta il debito pubblico, rendendo vano ogni genere di sacrificio.

Oggi parla Letta
Allo stesso convegno dove ieri la Merkel ha spiegato quale sarà la posizione della Germania, oggi è atteso il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Se è vero che il nostro governo ha una qualche minima intenzione di battere i pugni sul tavolo dell’Europa e ha da esibire i tanto decantati attributi d’acciaio, questo è il momento della verità. La Germania sa perfettamente di aver affamato metà Europa. E sa che se non consentirà di alleggerire le politiche di rigore imposte a metà continente, presto i conti pubblici di tutti questi stati salteranno. Un guaio per i paesi coinvolti – basti vedere cosa è accaduto in Grecia – ma un guaio altrettanto grande per la stessa Germania, che in caso di default di Spagna, Italia e Portogallo perderebbe un grande mercato commerciale. Mercati sui quali oggi vende tante di quelle merci da finire sotto schiaffo della Commissione Ue. Commissione che con i tedeschi ha sempre avuto il cuore di burro (mica sono l’Italia!), tanto che a segnalare l’abuso sono stati gli Usa e non Bruxelles.