Per il suo omicidio erano stati accusati due civili. Ma ora il procuratore di Stato aggiunto Peter Ong del Dipartimento di Giustizia filippino ha presentato una denuncia contro una dozzina di sospetti, tutti militari, per l’uccisione di padre Fausto Tentorio, il missionario italiano del Pime (Pontificio istituto missioni estere) assassinato il 17 ottobre del 2011 a Mindanao. Tra le persone denunciate anche miliziani governativi e due comandanti dell’esercito.

Padre Tentorio era nato nel 1952 a San Maria di Rovagnate (Lecco). Aveva appena finito la messa e stava per andare in auto a partecipare alla riunione di presbiterio a Kidapawan, quando due uomini con un casco a bordo di una moto hanno esploso contro di lui colpi di pistola, che lo hanno colpito nel lato sinistro della testa, oltre che alla schiena.

Era partito per le Filippine un anno dopo essere diventato sacerdote. Ha sempre vissuto nell’isola meridionale di Mindanao, impegnato quasi fin dal principio nella diocesi di Kidapawan, che dagli anni Ottanta ha subito ondate di violenza, tra omicidi su commissione, guerriglia separatista musulmani, repressione militare. Ma era il suo impegno tra le popolazioni tribali che lo rendeva un personaggio scomodo per proprietari terrieri con interessi nelle piantagioni e nell’industria mineraria. Padre Tentorio organizzava lezioni per i figli degli indigeni, lottava per il riconoscimento delle loro proprietà.