Tagli ai tribunali, i Comuni furiosi con il ministro Orlando

Tagli ai tribunali, i Comuni furiosi con il ministro Orlando

di Carmine Gazzanni

Qualcuno, tra il serio e il faceto, ha già cominciato a chiamarlo “ministero dell’Ingiustizia”. E, in effetti, ne ha ben donde. Perché nel momento in cui si cambiano le carte in tavola e non si sta ai patti – stabiliti peraltro proprio dal ministero che fa capo ad Andrea Orlando – diventa difficile ispirare “giustizia”. Specie se poi questi patti infranti, in soldoni, significano sprechi di soldi pubblici sottratti alle casse – già dissanguate – di tanti comuni italiani. Insomma, in questa storia c’è tutto. Ma cerchiamo di capire più in profondità di cosa parliamo. Dal 1941 vigeva in Italia una norma per cui gli uffici giudiziari sono mantenuti (dagli stipendi del personale fino alle spese di gestione) dai comuni. Il ministero della Giustizia, per decenni e decenni, si limitava a rimborsare le esose spese dei comuni stessi. Finché con la legge di stabilità del 2015 il governo ha pensato di interrompere quest’anomalia illogica e di fare in modo che gli uffici giudiziari fossero mantenuti direttamente dal ministero di Via Arenula. Tutto questo a decorrere dal primo settembre 2015. Tutto perfetto, dunque. Gli stessi comuni interessati, d’altronde, hanno collaborato con senso di responsabilità al fine di garantire un ordinato passaggio di consegna. Tanto che, con un successivo decreto, è stato stabilito un ulteriore periodo di transizione – fino al 31 dicembre 2016 – durante il quale gli uffici giudiziari possono continuare ad avvalersi dei servizi forniti dal personale comunale. Eppure, come spesso accade, non è tutto oro quello che fa luce. I comuni, infatti, nonostante la disponibilità dimostrata, sono stati gabbati proprio dal ministero della Giustizia.

TAGLI AL RIMBORSO –  A dirlo, in un’interpellanza rivolta a Orlando, un gruppo di parlamentari proprio del Pd. Il dato che emerge è scioccante: i comuni, infatti, avanzano tutti i rimborsi maturati dal 2012 al 2015. Un problema non da poco per gli enti comunali, già dissanguati da anni e anni di “lacrime e sangue”. Ma c’è di più. “Notizie informali”, dicono i parlamentari dem, riportano che per il 2012 sarebbe in via di adozione un provvedimento che riconosce sì un rimborso, ma in percentuali minime rispetto alle spese sostenute. Una mancia, per così dire. Qualche esempio? A Bologna per l’anno 2012, a fronte di una spesa validata dallo steso ministero della Giustizia, pari a 14,5 milioni, il rimborso sarà di circa 3,6 milioni. Stessa musica anche a Torino: spesa accertata per gli uffici giudiziari pari a 15,8 milioni, ma il rimborso non arriverà nemmeno a 4. E così anche a Palermo (spesa accertata di 15,3 milioni; rimborso di 3,8), a Firenze (17,7 milioni la spesa; rimborso di 4,4), a Bari (6,8 la spesa; 1,7 milioni il rimborso).

IL DANNO E LA BEFFA – Insomma, è evidente che c’è qualcosa che non quadra. Anche perché casi simili sono già capitati. E, in quei frangenti, lo Stato è risultato perdente, dalla parte del torto. Nel 2011, infatti, per lo stesso motivo alcuni comuni, tra cui quello di Lecce, avevano promosso ricorso al Tar. E come si è pronunciato il tribunale amministrativo? Ovviamente dando ragione agli enti comunali. Tanto che è stato nominato un commissario ad acta per determinare la misura del contributo dovuto ai comuni. Ma facciamo un ulteriore passo in avanti. Perché oltre al danno – manco a dirlo – c’è anche la beffa. O meglio, fuor di metafora: oltre alla furbata c’è anche lo spreco. Nell’interpellanza, infatti, si fa presente che “altri comuni hanno avviato analoga iniziativa in sede civile, anch’essa accolta, in cui il giudice ha emesso analogo decreto ingiuntivo per il pagamento a favore dei comuni interessati della somma spettante”. Ed ecco il conto salato: considerando che – si legge ancora nell’interpellanza – la sentenza già emessa del Tar ha disposto per le sole spese di procedura una quantificazione di oltre settemila euro per ciascuna pratica; e che sono 181 i comuni sede di uffici giudiziari e dunque i potenziali ricorrenti contro il ministero, l’ammontare complessivo per le sole spese di tali procedure a carico del bilancio dello Stato potrebbe essere superiore a 1,2 milioni di euro. Che, ovviamente, pagheremo noi. Cornuti e mazziati.

Twitter: @CarmineGazzanni