Telecom va via dall’Argentina. Il titolo a livello spazzatura

di Carola Olmi

Addio all’Argentina. Telecom Italia ha accettato l’offerta d’acquisto di Fintech, il gruppo finanziario del magnate messicano David Martinez, per l’intera partecipazione di controllo di Telecom Argentina. L’importo dell’operazione ammonta a circa 960 milioni di dollari (oltre 700 milioni di euro). La vendita – sulla quale sta indagando la Procura di Roma su segnalazione dell’azionista di minoranza Marco Fossati. La cessione, che prevede la copertura dei servizi tecnici per tre anni, alla fine non impatterà sensibilmente sull’indebitamento finanziario netto consolidato di Telecom.

Favore a Madrid
Resta invece avvolto nel mistero, e in tante dietrologie però senza prove, l’interesse che Telefonica (prossimo azionista di riferimento di Telecom Italia) potrebbe aver avuto in questa cessione. Fintech comunque ha già fatto sapere che lancerà un’offerta pubblica sulle azioni quotate di Telecom Argentina e di Nortel Inversora, una delle società attraverso cui Telecom detiene azioni della società argentina. Fra le ulteriori pattuizioni correlate all’operazione, vi è anche l’impegno dell’acquirente al pagamento dell’utile già accantonato per dividendi da Telecom Argentina, in caso di mancata distribuzione prima del closing.

Troppo debito
Intanto Standard & Poor’s ha tagliato a livello “junk” (spazzatura)” il rating di Telecom Italia, con outlook negativo. L’agenzia ha declassato il debito del gruppo delle telecomunicazioni da B a BB+, a causa soprattutto dell’elevato livello di indebitamento e del calo calo previsto dell’ebitda. S&P, che aveva messo sotto osservazione il rating di Telecom lo scorso 7 ottobre dopo le dimissioni del presidente esecutivo Franco Bernabe’ e il mancato aumento di capitale, ha spiegato che ci vorrà del tempo affinchè le nuove linee strategiche si traducano in un miglioramento delle performance domestiche, mentre è previsto un ulteriore ribasso del margine operativo lordo per il 2014-2015, un debito costantemente elevato rispetto all’ebitda e un cash flow debole, nonostante le misure finanziarie recentemente annunciate del gruppo. Restano inoltre incertezze sul fronte della governance, oltre al difficile contesto competitivo, economico e normativo in Italia.

Alierta rassicura
Intanto il nuovo socio forte, la spagnola Telefonica, prova a rassicurare la politica italiana sulle buone intenzioni industriali una volta conquistato il gigante delle telecomunicazioni dai piedi d’argilla. Nell’intervista rilasciata dal presidente Alierta al Sole 24 Ore di ieri, il manager spiega che Madrid non farà un boccone dell’intera Telecom. Alierta anzi ha spiegato che Telefonica non ha intenzione di salire oltre la quota del 15% che detiene in Telecom e che non eserciterà l’opzione per rilevare il 100% di Telco, la scatola che ha in pancia il 22,4% dell’azienda. Questo atteggiamento morbido che sposta di oltre un anno la scalata, è probabilmente il risultato dell’incontro che lo stesso Alierta ha avuto nei giorni scorsi a Palazzo Chigi dove il premier Letta lo ha pregato di mettere da parte qualsiasi strategia aggressiva che possa aggiungere affanni a quelli già provocati dalla vicenda Alitalia e dalle fragili promesse di ripresa del ministro Saccomanni.