Telenovela Tap in Salento. Ecco perché Cassa Depositi e Prestiti è amica e nemica del governatore pugliese Emiliano

Nella querelle tra la Regione Puglia e il gasdotto Tap c’è una specie di convitato di pietra. E con un doppio ruolo del presidente Michele Emiliano.

Nella querelle tra la Regione Puglia e il gasdotto Tap c’è una specie di convitato di pietra. Si tratta della Cassa Depositi e Prestiti, il colosso di Stato guidato dal presidente Claudio Costamagna e dall’amministratore delegato Fabio Gallia. Chissà, forse dalle parti della giunta guidata da Michele Emiliano, ora impegnato nelle primarie del Pd, qualcuno lo avrà anche notato. Il punto è che la Cassa, in Puglia, si trova a essere contemporaneamente alleata e nemica della Regione. In che modo? Non tutti ricordano che la società pubblica, che gestisce il risparmio postale degli italiani, è indirettamente azionista proprio del tanto contestato gasdotto. In che modo?

Il dettaglio – Il Tap, che dovrà portare in Puglia il gas dai giacimenti dell’Azerbaijan, è un progetto gestito da una società che ha tre grossi azionisti di maggioranza, con il 20% ciascuno: l’inglese British Petroleum, l’azera Socar e l’italiana Snam. Quest’ultima è entrata qualche anno fa nella compagine rilevando la quota precedentemente detenuta dalla norvegese Statoil. Ma il primo azionista singolo di Snam, con una quota del 28,9%, è Cdp Reti, che fa capo proprio alla Cassa Depositi e Prestiti. Sulla carta, quindi, tutti questi azionisti del Tap, compresi Snam e Cdp, dovrebbero essere invisi alla Regione, che ieri è riuscita a ottenere dal Tar del Lazio la sospensione delle attività di espianto degli ulivi nell’area del Salento interessata dall’infrastruttura. Poi c’è l’altra faccia della medaglia. Sul finire dell’anno scorso la stessa giunta Emiliano ha trionfalisticamente presentato un maxiaccordo con la Cassa Depositi per far crescere le imprese pugliesi nel mondo. In particolare a firmare l’intesa con la Regione Puglia sono state Simest e Sace, le due controllate della Cassa che si occupano rispettivamente di internazionalizzazione delle imprese e di assicurazione dei crediti all’export. “Stiamo dando alle nostre imprese più opportunità per crescere nel mondo”, aveva avuto modo di dire nell’occasione l’assessore regionale allo sviluppo economico Loredana Capone, secondo la quale “l’internazionalizzazione, con innovazione e formazione, è un pilastro delle nostre politiche e adesso ci serve la sinergia con tutti gli altri attori, come Sace Simest, per potenziare le nostre politiche”.

Tutti contenti – Considerazioni entusiastiche che nella stessa sede erano state condivise anche dal presidente di Sace, Beniamino Quintieri, e da quello di Simest, Salvatore Rebecchini. La vicenda, però, fa capire come in questo caso il mondo della Cassa Depositi e Prestiti sia molto ben visto da quella stessa Regione Puglia che, più o meno consapevolmente, si trova a fargli la guerra sulla spinosa questione del gasdotto Tap. Una situazione come minimo curiosa. Il fatto certo è che la società di gestione del Tap non si dà minimamente per vinta. Anzi, ieri ha fornito una lettura tutto sommato favorevole della sospensiva ordinata dal Tar, facendo notare che sulla base della stessa decisione le modalità di realizzazione del gasdotto Tap “debbono ritenersi definitivamente approvate”. Così come è stato fatto notare il richiamo alla “leale collaborazione tra le autorità amministrative” nonché alle “scadenze stagionali da rispettare” per le attività di espianto” degli ulivi.