Impasse per il governo, disastro per le imprese

di Andrea Koveos

Un disastro per le imprese. L’ingovernabilità uscita dalle urne rischia di dare il colpo di grazia all’economia reale, soprattutto a quella fatta da migliaia di artigiani e piccole e medie imprese. La crisi chiede risposte, ma al Paese manca una regia e la politica è troppo presa dai giochi di Palazzo. Una sciagura per chi ogni mattina deve alzare una saracinesca e far funzionare un’azienda, competere su mercati sempre più vasti, affrontare mille difficoltà. Per questo LA NOTIZIAgiornale.it ha chiesto ai protagonisti dell’economia nazionale come affrontare questo periodo di stallo. “L’Italia non è il Belgio, che può permettersi per mesi di stare senza governo” spiega il segretario generale della Cna (artigiani e piccole imprese) Sergio Silvestrini.

Quanto può costare alle imprese l’empasse politico?

Moltissimo. Per centinaia di aziende sarà fatale. Premesso che le scelte del popolo sovrano non si discutono, un lungo periodo di ingovernabilità significa lasciare le aziende senza scudo in un’economia globale che non fa sconti. Fa demagogia chi sostiene che in Italia possiamo fare come in Belgio, dove per due anni non c’è stato nessun governo e le cose sono andate persino meglio. Da noi il cocktail fra crollo dei consumi, aumento delle tasse e assenza di governo, per le piccole imprese sarebbe davvero micidiale.

Cosa c’è da fare subito?

Le priorità sono la compensazione di crediti e debiti verso la Pubblica Amministrazione, favorire l’accesso al credito per imprese e famiglie, limare le unghie alla burocrazia. E poi altri quattro interventi simultanei, importanti e profondi: rimettere in moto, il più fretta possibile e con ogni mezzo, la domanda interna e quindi il mercato; eliminare il prossimo aumento dell’Iva; fare in modo che le banche prestino i soldi necessari alle imprese e alle famiglie; tagliare le tasse sul lavoro e sulle imprese.

Va be’, un sacco di carne al fuoco. Ma se fosse lei il Presidente del Consiglio, cosa farebbe nei primi cento giorni?

Per fortuna non sarò il Presidente del Consiglio. Ma, a parte gli scherzi, diciamo che in un’ipotetica short list metterei sicuramente la possibilità per tutte le imprese e per i lavoratori autonomi di compensare crediti e debiti di qualunque tipo verso la Pubblica Amministrazione. Se questo non fosse sufficiente a smaltire i pagamenti in arretrato della Pubblica Amministrazione verso le imprese allora userei come banconote i titoli di Stato, con la possibilità di scambiarli subito in banca con denaro contante, ovviamente il tutto accompagnato dal taglio delle tasse sul lavoro e sulle imprese.

C’è una misura a costo zero con cui dare ossigeno alle imprese?

Liberiamo subito le aziende da un insopportabile carico burocratico. Faccio solo un esempio, il Durc (Dichiarazione Unica di Regolarità Contributiva) che le imprese sono tenute a presentare per partecipare a gare, appalti o per eseguire lavori verso privati cittadini. Ogni anno ne vengono prodotti diversi milioni. E’ tutto scandalosamente inutile. Le Amministrazioni Pubbliche devono poter accedere alle banche dati di Inps, Inail e via dicendo, e prelevare le informazioni che vogliono tutte le volte che serve. Una legge che consente di farlo esiste. Ma per il Durc fanno finta di niente.