“Terremoto di Amatrice, commedia all’italiana”. Charlie Hebdo torna all’attacco. E questa volta i bersagli sono il sindaco Pirozzi e la stampa italiana

Terremoto di Amatrice, Charlie Hebdo torna all'attacco. Ma questa volta non con una vignetta, ma con un editoriale. Ecco perché

Proprio nel giorno in cui in Italia il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, critica le vignette pubblicate dal periodico satirico francese Charlie Hebdo a proposito del terremoto del 24 agosto scorso, il giornale satirico francese torna, nel suo ultimo numero dato alle stampe, sul sisma di Amatrice. Nessun disegno stavolta, ma un durissimo editoriale del caporedattore Gerard Biard dal titolo più che eloquente: “Il terremoto di Amatrice, commedia all’italiana”. Nel pezzo, il giornalista attacca frontalmente il sindaco del paese reatino, Sergio Pirozzi, anche in virtù della querela che lo stesso Pirozzi ha presentato nei confronti del giornale dopo la pubblicazione delle vignette. Una querela per “diffamazione aggravata” che la firma di punta di Charlie considera “quanto meno curiosa”, dal momento che “la polemica isterico-mediatico-politica che ha animato l’Italia dopo i nostri disegni si basava sulla nozione di offesa al buon gusto”.

Ma non è tutto. Biard, infatti, si domanda anche se la querela verrà mai accettata da una magistratura, quella italiana, “che ha già tante cose da fare, e tra queste cose anche ascoltare lo stesso sindaco di Amatrice”. Non mancano, da parte del periodico francese, anche critiche – più velate – alla stampa italiana, in particolare a quella più autorevole, accusata da una parte di aver preso parte all’indignazione collettiva sulle vignette di Charlie Hebdo e dall’altra parte di non aver seguito con grandissimo interesse e dedizione l’inchiesta della magistratura tesa a “portare alla luce ciò che eventualmente può nascondersi sotto le macerie di Amatrice. E già dal primo giorno dopo il terremoto. “La qual cosa – scrive ancora Biard – dà un po’ l’impressione che gli editorialisti oltraggiati che hanno fatto a gara per indignarsi sui clichè che i nostri disegni avrebbero incanalato quasi non leggano i giornali per i quali scrivono”.