Think-tank, banche e lobby: ecco i furbetti del 5×1000. Nella lista anche la Coop “29 giugno” di Buzzi. Ma ora il Governo vuole fermare la grande abbuffata

Ora si spera solo che gli impegni presi vengano mantenuti. Il governo, finalmente, ha deciso di stabilizzare il fondo del 5×1000. Un passo in avanti, certo. A patto che vengano esclusi i “furbi”, come li ha chiamati lo stesso Matteo Renzi. Già, perché per anni a godere del ricco piatto del 5×1000 sono state fondazioni politiche, think-tank casomai già lautamente finanziati da ministeri. E addirittura banche e centri lobbistici. Che poco c’entrano col volontariato e la ricerca scientifica, finalità centrali del fondo.

PIATTO RICCO
Difficile capire quale utilità sociale abbia la fondazione politica come Magna Carta di Gaetano Quagliariello, iscritta al fondo sin dal 2006 e ammessa al beneficio per tutti gli anni di iscrizione. Stesso discorso anche per Italianieuropei di Massimo D’Alema. Non solo. Tra le associazioni che ogni anno accedono all’istituto ritroviamo anche la Fondazione Craxi (presieduta dalla figlia di Bettino, Stefania) che, proprio per non farsi mancare nulla, secondo le ultime graduatorie pubblicate relative alla dichiarazione 2012, ha avuto accesso sia al fondo per la ricerca scientifica che per il volontariato. Senza dimenticare i finanziamenti pubblici: tanti di questi enti, infatti, accedono a stanziamenti messi a disposizione da Farnesina, Miur e Mibac. È così, ad esempio, per l’Istituto Gramsci, presieduto dall’ex deputato del Pci Giuseppe Vacca e guidato da un cda in cui siedono tra gli altri Piero Fassino e Ugo Sposetti, la Fondazione Lelio e Lisli Basso (guidata dalla ex parlamentare europea dei Ds Elena Paciotti); e la Fondazione De Gasperi sul cui “scranno” fino a pochi mesi sedeva Franco Frattini, oggi sostituito da Angelino Alfano. L’impressione, insomma, è che tali enti abbiano un rilievo sociale pari a zero. Sono considerzioni, d’altronde, avanzate anche dalla Corte dei Conti nella sua ultima rilevazione.

UNICREDIT E SAN PAOLO
Ancora. Ad accedere al fondo, infatti, sono anche le associazioni costola delle banche. Nella lista degli ultimi beneficiari, ad esempio, ecco spuntare diverse fondazioni e associazioni che si appoggiano a istituti come Unicredit o San Paolo. Volontariato il loro ambito. Esattamente lo stesso ambito di associazioni d’élite e come il Rotary e il Lions Club che pure accedono al fondo. E ancora: tra le altre associazioni che puntualmente godono del piatto, anche l’Istituto Bruno Leoni, sulla carta think tank indipendente di ispirazione liberale, nella sostanza sempre più centro di lobbying che nei mesi scorsi è riuscito a piazzare uomini all’interno del governo (LaNotizia del primo ottobre).

MAFIA CAPITALE
Chiudiamo con una curiosità. Nella lista di coloro che hanno presentato domanda per accedere al fondo, ecco spuntare anche la Società Cooperativa 29 giugno di Salvatore Buzzi. Stiamo parlando del braccio destro dell’ex Nar Massimo Carminati. Criminali più che “furbi”.