Tragedia nel carcere di Rebibbia. Detenuta butta i figli dalla scale. Muore neonata di quattro mesi, grave l’altro bimbo di due anni

Tragedia nel carcere romano di Rebibbia dove una detenuta ha ucciso sua figlia. La donna ha provato a uccidere anche l’altro bimbo. A perdere la vita è stata la neonata di quattro mesi, l’altro di due anni è ricoverato in codice rosso. La donna di nazionalità tedesca ha gettato i figli dalle scale nella sezione “nido” all’interno del carcere romano dove sono ospitati bimbi fino a tre anni. Al carcere di Rebibbia è arrivato anche il procuratore aggiunto Maria Monteleone, coordinatore del pool dei magistrati che si occupa dei reati sui minori. L’indagine sulla donna tedesca dovrebbe ipotizzare i capi d’imputazione di omicidio e tentato omicidio.

“Quel che è avvenuto oggi nell’asilo nido del carcere di Rebibbia ha sconvolto tutta la comunità penitenziaria -ha affermato Donato Capece, segretario generale del SAPPE (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) – a partire dalle colleghe della Polizia Penitenziaria che vivono tra le donne ristrette ed i loro bimbi 24 ore al giorno con spiccata sensibilità ed umanità. Ma l’evento accaduto è stato tanto improvviso quanto drammatico, anche se mi risulta che fossero state fatte diverse segnalazioni circa le condizioni di disagio della ristretta tedesca, madre dei due bimbi buttati dalle scale del nido.  Segnalazioni che evidentemente non sono state ritenute attendibili”.

“Ripeto: si è trattato di un evento improvviso, senza avvisaglie, drammatico e tragico – ha spiegato Capece – Ma una riflessione deve essere fatta sul punto di vista sanitario. La situazione delle carceri è semplicemente terrificante: secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti. Questo significa che almeno due detenuti su tre sono malati. Tra le malattie più frequenti i disturbi psichiatrici (32%). Questo fa capire ancora di più come e quanto è particolarmente stressante il lavoro in carcere per le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici”.