Troppi celiaci a loro insaputa. Pochi conoscono i sintomi. Nel nostro Paese sedicimila nuovi casi l’anno. Tra gli effetti: crampi addominali e sterilità

Italiani popolo di celiaci. Solo nell’ultimo anno il numero di pazienti che ha dovuto fare i conti con questa forma cronica di intolleranza al glutine è salito vertiginosamente con quasi sedicimila nuove diagnosi, oltre cinquemila pin più rispetto all’anno precedente. O meglio, se è vero che sono aumentati gli italiani affetti da celiachia è vero anche che sono aumentati anche gli italiani che hanno scoperto di esserne affetti. Perchè il nodo  della malattia è che ancora troppo spesso è sotto-diagnosticata visto che si stima che 408mila persone ancora non sanno di averla. In Italia ci sono in totale duecentomila celiaci, di cui la maggior parte donne. è un quadro poco confortante quello tracciato nell’ultima Relazione annuale del ministero della Salute al Parlamento sulla celiachia, relativa al 2016. Le Regioni in cui si sono registrate più nuove diagnosi sono la Lombardia con seguita dal Lazio e dall’Emilia Romagna. Ad un anno dall’entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico, confrontando i dati nel triennio 2014-2016, emerge un incremento delle diagnosi più spinto, forse favorito dalla maggiore sensibilizzazione dei cittadini ma anche dai nuovi indirizzi scientifici.

Più consapevolezza – La celiachia è una condizione infiammatoria permanente in cui chi ne è affetto deve escludere rigorosamente il glutine dalla dieta. Questa patologia, ormai classificata come malattia cronica, si sviluppa in persone geneticamente predisposte. Ma perché c’è un tale aumento di casi di celiachia? È nel report stesso che si spiega che un numero così elevato è da attribuire a una maggiore consapevolezza dei cittadini, che sono sicuramente più attenti ai sintomi, e una maggiore competenza degli operatori sanitari, più in grado di individuare i casi specifici. I sintomi più comuni di questa patologia sono dolori o crampi addominali, diarrea e vomito, stanchezza, irritabilità, anemia, perdita di peso, un ritardo di crescita nei bambini sono alcuni dei segni che non andrebbero sottovalutati. Nelle donne, che sono colpite dalla celiachia, il doppio rispetto agli uomini, si associa invece anche infertilità e un maggior rischio di complicanze in eventuali gravidanze. Tutto dipende dall’infiammazione intestinale scatenata dal glutine in chi è intollerante: per evitarla occorre mangiare cibi che ne sono naturalmente privi. A oggi non esiste uno screening per la celiachia, ma chi è ad alto rischio, come i parenti di primo grado dei celiaci: genitori, figli, fratelli di pazienti la probabilità di essere intolleranti sale dall’1 al 15 per cento. I test vanno eseguiti indipendentemente dalla presenza di sintomi anche in chi ha una patologia autoimmune di altro tipo, dal diabete di tipo 1 alla tiroidite autoimmune, perché la celiachia spesso vi si associa. Per tutti gli altri, i test vanno presi in considerazione solo se ci sono i sintomi. Il test attuale per la diagnosi di celiachia è la ricerca degli anticorpi anti-transglutaminasi nel sangue.