Ubi Di Maio, minor cessat. Di Battista ai box, solo per ora. Il più amato tra i pentastellati non si ricandiderà, così potrà correre da leader tra cinque anni

Ore 20 circa di lunedì. Alessandro Di Battista aveva annunciato ai suoi follewers che aveva “qualcosa da dire”. Qualcosa di importante, dato che in video poi Dibba ha annunciato che non si candiderà alle prossime politiche. La voglia di viaggiare, di occuparsi del  figlio nato da poco e di scrivere hanno avuto, legittimamente, la meglio sulla possibilità di candidarsi per la seconda volta in Parlamento. Nessun dissidio, dunque, con Beppe Grillo (“un esempio”, lo definisce in video) o con Luigi Di Maio (“un fratello”). E c’è da credergli.

A riprova di quanto detto, il post che Di Battista ha pubblicato ieri. “Dobbiamo andare al Governo del Paese. Ce la possiamo fare. Venite con noi!”, scrive il pentastellato prima di annunciare i suoi appuntamenti della settimana. Insomma, Di Battista non si candiderà ma il suo impegno al fianco del Movimento non viene meno. Tanto che molti, all’esterno ma anche all’interno dei Cinque stelle, si sono chiesti nelle ultime ore se dietro non ci sia una strategia ben precisa. Forse ordita dal solo Di Battista o forse (e anche più probabilmente) concordata con i vertici del Movimento. Ergo: Davide Casaleggio e lo stesso Beppe Grillo. Non è un segreto, infatti, che Di Battista sia il personaggio più amato dagli attivisti, anche più dello stesso Di Maio. Il viaggio in motorino in difesa della Costituzione prima del voto referendario, i suoi comizi, le sue parate hanno reso Di Battista una pedina fondamentale del Movimento. Non è un caso che per molti la non-candidatura del pentastellato sia quasi un cataclisma. “Alessandro se tu molli …molliamo in tanti …ho creduto che qualcosa di diverso possa accadere. Voglio sognare ancora!”, scrive Cristina Tamburini su Facebook. “Ci hai scioccati ci sentiamo un pochino come derubati”, ribatte Antonella Ortalizio. E via via gli altri commenti dei fedelissimi.

Fermo un giro – Ma ecco il punto. “Di Battista continuerà a legare il suo nome al Movimento, a partecipare agli eventi, ad andare in trasmissione. Sarà presente ma da esterno. Un po’ come fatto dallo stesso Grillo”, si ragiona nei corridoi tra gli stessi Cinque stelle. Una strategia, insomma. Che permetterebbe al Movimento di giocarsi ora la “carta” Di Maio, ma con una legge elettorale che, come scritto dati alla mano dal nostro giornale (vedi articolo di ieri del nostro Antonio Pitoni), difficilmente potrà garantire vera governabilità. Insomma, il rischio è che si torni alle urne prima del tempo, con i partiti tradizionali a quel punto ancora più penalizzati di quanto non lo siano oggi perché autori dell’ennesimo obbrobrio elettorale. A quel punto il Movimento potrebbe “richiedere” a Di Battista il “sacrificio” di tornare alla vita politica. Un Cincinnato versione 2.0 che farebbe – questa la strategia di Grillo – incetta di voti. “Un piano verosimile”, lo definiscono diversi parlamentari. Condiviso, peraltro, dai più. “L’importante è che Alessandro non si allontani dal Movimento”. Ma questo rischio, a quanto pare, nessuno lo vuole correre.