Ue spietata: giustizia civile lunga e inefficace

dalla Redazione

Resta saldamente nelle mani dell’Italia il record negativo nell’Ue per quanto riguarda il numero di casi pendenti e loro durata nella giustizia civile e commerciale, ma aumenta la capacità dei tribunali di risolvere i casi. E’ quanto risulta dallo “scoreboard” dei sistemi di giustizia nell’Ue per il 2014, pubblicato oggi a Bruxelles dalla Commissione europea. Il numero di litigi pendenti a livello di prima istanza nel campo civile e commerciale nel 2012 è stato di circa 5,5 su cento abitanti, in netto calo rispetto agli oltre sei del 2010, ma, allo stesso tempo, si tratta del livello più alto fra tutti i paesi membri, la maggioranza dei quali è sotto i tre casi per cento abitanti (fanno eccezione solo Portogallo, Grecia, Croazia e Cipro). Il miglioramento, comunque, è visibile anche per quanto riguarda il tasso di risoluzione delle controversie civili e commerciali in prima istanza, dove l’Italia è al secondo posto fra i migliori (130% di casi risolti nel 2012, dove 100% è il numero di nuovi casi all’anno). Nel 2010, l’Italia era sempre al secondo posto, ma con un tasso inferiore al 120%. Il solo paese che fa meglio è il Lussemburgo (140% nel 2010 e oltre 160% nel 2012).

Non ci sono miglioramenti, invece, anzi la situazione peggiora, per quanto riguarda la durata di risoluzione delle controversie civili e commerciali in Italia. In questo caso, la Penisola ha la seconda peggiore performance dopo Malta per numero di giorni necessari a risolvere i litigi in prima istanza, quasi 600 nel 2012, rispetto ai quasi 500 del 2010. A parte Malta (quasi 700 giorni nel 2012, ma in netto miglioramento rispetto ai quasi 850 del 2010), la maggior parte dei paesi Ue è sotto i 400 giorni. Solo Slovacchia, Croazia e Grecia stanno fra i 400 e i 500 giorni. “Sono preoccupata per tutti i paesi che sono in fondo alle classifiche quando non si vedono progressi ma regressi”, ha detto la commissaria Ue alla Giustizia, Viviane Reding, rispondendo a una domanda sull’Italia durante la conferenza stampa di presentazione dello “scoreboard”.

“Queste cifre – ha sottolineato la commissaria – sono direttamente collegate all’economia: se un investitore teme che in un paese, in caso di controversia commerciale, il loro caso non sarà risolto prima di dieci anni, potrebbero cambiare idea e non investire in quel paese”. Rispondendo a un’altra domanda, in cui si notava che l’Italia non è fra i paesi che spendono meno per la giustizia, e non è  percepito tra gli stati membri con problemi di indipendenza del sistema giudiziario, Reding ha poi osservato: “Ciò che conta non è quanto si spende per la giustizia ma quanto il sistema è efficiente, e quello che noi misuriamo è l’efficienza del sistema, la sua capacità di risolvere rapidamente le controversie; altrimenti c’è il rischio che gli investitori pensino che non avranno giustizia se le cose vanno male”.

La commissaria ha sottolineato anche che la necessità di riformare la giustizia è uno dei punti su cui la Commissione ha insistito nelle sue “Raccomandazioni specifiche per paese” inviate agli Stati membri nel quadro del “semestre europeo”, previsto dalle nuove regole di governance economica dell’Eurozona. L’Italia è fra i dieci paesi che hanno ricevuto questa specifica raccomandazione, che “è volta ad aiutare i paesi ad avere una giustizia affidabile e a tornare ad attrarre gli investitori”, ha concluso la commissaria.