L’Ufficio parlamentare di Bilancio non valida le previsioni macroeconomiche 2019 contenute nel quadro programmatico della nota di aggiornamento del Def presentata dal Governo, giudicando che “i significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del Pil reale (1,5%) sia di quello nominale (3,1%), variabile quest’ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica”.
Il presidente dell’Upb, Giuseppe Pisauro, parla anche di una deviazione “significativa” della regola sul saldo strutturale a cui si aggiunge una deviazione significativa “anche per la regola della spesa”. “Nel caso lo sforzo di bilancio 2019 venisse confermato nel Documento di bilancio e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione Ue al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio a luglio essa potrebbe considerare come ‘particolarmente grave’ il mancato rispetto delle regole del Patto”.
A tarda mattina anche la Banca d’Italia, per bocca del vice direttore generale, Luigi Federico Signorini, aveva espresso forti perplessità sul Def affermando che “l’aumento dei trasferimenti correnti”, per fare fronte a misure come il reddito di cittadinanza e le pensioni, “così come gli sgravi fiscali, tendono ad avere effetti congiunturali modesti e graduali nel tempo; stimiamo che il moltiplicatore del reddito associato a questi interventi sia contenuto”. Signorini aveva poi aggiunto che anche l’eventuale stop all’Iva dovrebbe avere “un effetto limitato”. Impatto che “potrebbe essere ancora inferiore o nullo se il mancato aumento dell’Iva fosse già stato incorporato nelle aspettative delle famiglie”.