Un esercito fatto solo di generali

di Carmine Gazzanni

Sono ancora loro, le forze dell’ordine, al centro del dibattito sulla revisione della spesa pubblica. In questi giorni infatti, tra annunci e smentite sul piano presentato dal supercommissario Carlo Cottarelli, l’unica cosa certa è che tra i vari capitoli da razionalizzare ci sarà senz’altro quello dedicato alle forze dell’ordine. “Sulle forze di polizia – aveva detto d’altronde qualche giorno fa lo stesso Cottarelli – esistono problemi di sovrapposizione e di coordinamento ed è abbastanza noto che esistano margini di risparmio. È un tema molto delicato: non si vuole ridurre il livello di sicurezza, è un’area in cui si parla di sinergie, spendendo di meno”. Insomma, razionalizzare senza però pregiudicare i livelli di sicurezza pubblica. Possibile? Senz’altro. A patto che, però, si vada a colpire lì dove è evidente un surplus (spesso inutile) e non lì dove già c’è penuria e dove, anzi, bisognerebbe integrare.

Troppi generali
Agire non dovrebbe essere difficile se si parte dall’analisi dei numeri. Secondo gli ultimi dati sugli organici delle forze dell’ordine, infatti, è evidente come ci sia un forte squilibrio tra la punta e la base della piramide. E così ci ritroviamo una situazione per la quale abbiamo un numero molto più alto del previsto di generali e colonnelli e, di contro, molti meno agenti di quanti invece servirebbero. Una situazione paradossale, dunque, che tocca livelli che rasentano l’assurdo per quanto riguarda il nostro esercito. Tra generali (di brigata, di divisione e di corpo d’armata) e colonnelli si contano 2.947 unità operanti. Peccato, però, che la pianta organica ne prevedrebbe, tra ruoli ordinari e ruoli speciali, massimo 2.286. Ergo: il nostro esercito conta la bellezza di 688 unità dirigenziali in più (per la precisione, 591 colonnelli e 97 generali oltre la soglia della pianta organica). Un particolare, questo, non di poco conto se consideriamo che un generale può arrivare a prendere, considerando emolumenti e indennità varie, anche oltre i diecimila euro. Senza dimenticare il cosiddetto Sip (speciale indennità pensionabile) di cui godono le sei cariche più alte delle forze dell’ordine: il capo di Stato Maggiore della Difesa, i tre capi di Stato Maggiore di Esercito, Aeronautica e Marina, il comandante generale e il vice comandante dei Carabinieri. Stiamo parlando in pratica di un emolumento tutto speciale che si sottrae a qualsivoglia tetto massimo e che ci “condanna” a spendere quasi tre milioni di euro annui per soltanto sei ufficiali. E se il vertice del nostro esercito conta molte più unità rispetto al previsto, non è così alla base. I numeri sono sbalorditivi. A fronte dei 35.447 sovrintendenti e sergenti previsti, sono operativi soltanto 16.552 con un totale, pertanto, di 18.895 posti scoperti. Stesso dicasi per assistenti, caporali e agenti semplici: il nostro esercito ne dovrebbe contare 68.733, ma ne conta in realtà 52.283 con una differenza, dunque, di 16.450 unità.

Gli altri casi
Le cose non vanno diversamente se andiamo a guardare ad altri settori delle forze dell’ordine. Nella Polizia, ad esempio, si contano ben 11.650 ispettori e 10.236 sovrintendenti in meno rispetto al previsto. Contando tutti i gradi, dal vertice alla base, si registra un deficit di 16.365 unità con punte incredibili: occorrerebbero, stando alla pianta organica, 63.430 assistenti capi con 8 anni di qualifica ma ne contiamo soltanto 11.506. Ci sono poi settori sguarniti su ogni fronte. È il caso, ad esempio, del Corpo forestale dello Stato che manca di 52 generali, 136 tenenti e sottotenenti, 795 ispettori e marescialli, 211 sergenti e sovrintendenti e 406 agenti semplici. E allora ecco il computo finale: tra esercito, carabinieri, guardia di finanza, polizia e corpo forestale si registrano 527 unità dirigenziali in più rispetto al previsto (4.905 contro 4.378 previsti) e un deficit, invece, di 39.706 tra sovrintendenti e sergenti e 19.095 agenti semplici. Insomma, da tagliare c’è. Bisogna soltanto capire dove.