Una Cantonata su viale Mazzini. Poca trasparenza sulle ultime assunzioni in Rai, dopo l’Anticorruzione il caso arriva in Parlamento

La struttura di Cantone viene particolarmente osteggiata. Anche da chi, come la Rai, dovrebbe farvi ricorso a prescindere

E poi uno dice che non siamo un modello nel mondo. L’Agenzia nazionale anticorruzione (Anac), guidata da Raffaele Cantone,  e l’ucraina Napc (Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione) hanno siglato un accordo per promuovere e rafforzare la cooperazione attraverso lo scambio di informazioni ed esperienze nel campo della prevenzione della corruzione e della promozione dell’integrità.  Roba seria insomma. Tanto che il protocollo d’intesa prevede anche consultazioni periodiche e cooperazione in progetti comuni e costituisce la base giuridica per rapporti sempre più stretti che l’Autorità ucraina vuole intrecciare con Anac per il perseguimento dei propri obiettivi istituzionali.

Richieste inascoltate – La corruzione, come fenomeno criminale, è diffusa in tutti i Paesi e proprio per questa ragione merita una guerra a tutto campo. Eppure è proprio da noi, il Paese di Tangentopoli e delle bustarelle come sistema, che la struttura di Cantone viene particolarmente osteggiata. Anche da chi, come la Rai, dovrebbe farvi ricorso a prescindere. Viale Mazzini percepisce il canone e, in virtù del contratto siglato con il governo, viene considerato Servizio pubblico. Dunque dovrebbe essere una casa di vetro. Invece quei vetri del palazzone, il vertice aziendale,  gli ha tutti oscurati.  A denunciarlo è stato lo stesso Cantone, con una intervista al Fatto quotidiano, lanciando strali nei confronti della Rai. Secondo il presidente dell’Anticorruzione l’emittente di Stato non ha mai risposto all’Anac “dopo la bocciatura sulle assunzioni, il mancato job posting e il conflitto di interessi per la nomina del capo della Security”, considerato “grave e stupefacente”. E proprio per questa ragione il deputato del Partito democratico e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi, ha deciso di portare il caso in Parlamento. “Presenterò un’interrogazione affinché almeno all’Aula della Camera”, spiega l’esponente dem, “vengano dati i chiarimenti che neanche all’Anac sono stati dati. A seguito di un esposto dell’Usigrai e di alcune segnalazioni, tra cui una da parte mia, lo scorso 15 settembre il presidente Cantone ha trasmesso alla Rai una delibera con una serie di pesanti rilievi sulle assunzioni esterne decise dall’attuale dirigenza del servizio pubblico. Una sonora bocciatura”. Che è ancora tale.

Tutto tace – In commissione di Vigilanza, sia la presidente Monica Maggioni (il 28 settembre), sia il dg Campo Dall’Orto (il 6 ottobre) hanno dichiarato che era in corso un’interlocuzione per arrivare ad una risposta all’Anac. Il 14 novembre, due mesi dopo la delibera Anac, l’Usigrai ribadiva che i rilievi Anac erano ancora ignorati dall’azienda. Il 25 gennaio, 4 mesi dopo l’intervento Anac, il Cda ha approvato un aggiornamento al Piano anticorruzione che stabilisce assunzioni in deroga alle procedure interne per ben 55 posizioni organizzative. “Ora scopriamo, dalle parole di Cantone”, prosegue Anzaldi, “he la Rai non ha mai inviato alcuna comunicazione ufficiale all’Anac”.  E meno male che la Rai è Servizio Pubblico.