Una guerra poco santa

di Dagospia

E’ guerra aperta sul successore di Ernst Von Freyberg alla guida dello Ior.
L’avvocato e banchiere tedesco, va precisato, non ha ancora presentato ufficialmente le sue dimissioni, ma le difficoltà di portare a termine il percorso di trasparenza nella “Banca di Dio”, e i rumors provenienti dall’interno delle Mura Leonine, non lasciano molti dubbi sul suo imminente addio.

A muoversi per primo per il dopo-Freyberg è stato il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia, il dicastero voluto da Bergoglio per coordinare le politiche economiche del Vaticano. La porpora australiana, spalleggiato dal membro maltese del board del consiglio per l’Economia Joseph Zahra, ha puntato forte sul francese Jean-Baptiste de Franssu.

Scelta che, però, vede la ferma opposizione del “fronte italiano” Versaldi-Bertello-Calcagno cui si aggiunge lo scetticismo del Segretario di Stato Parolin. La nomina di De Franssu è giudicata “inopportuna” soprattutto perché il francese, appena approdato al Consiglio per l’economia, si sarebbe dato molto da fare per piazzare il figlio alla Promontory Financial Group, la società americana che da maggio 2013 sta passando la setaccio i conti dello Ior.

Bergoglio, per ora, tace. E assiste, disgustato, all’ennesima querelle sulle finanze vaticane. E non è tutto. Il Papa è disturbato anche per il progressivo indebolimento di Pell, da lui fortemente voluto in Curia. Una perdita graduale di presa dovuta anche alle scelte, spesso controverse, del cardinale australiano.

Avrà anche festeggiato per l’approdo della sua Argentina ai quarti di finale del Mondiale ma Bergoglio mastica amaro: la tanto agognata riforma dello IOR si allontana.